La matrona Deneuve e gli enigmi dei cuori

In "3 coeurs" di Benoît Jacquot, melodramma truccato da thriller sentimentale, la diva è la madre di due figlie legate allo stesso uomo. Ma gli anni passano anche per lei...

La matrona Deneuve e gli enigmi dei cuori

da Venezia

Un agente delle tasse simpatico e comprensivo (al cinema si vede di tutto), Marc, perde il treno in una città di provincia della Francia meridionale, ma trova l'amore. Non sa come si chiami, non si scambiano né un bacio né il numero di telefono, ma dopo una notte passata chiacchierando e vagabondando per strade deserte, si danno un rendez-vous a Parigi, ai giardini delle Tuileries. Lei, Sylvie, si presenta, dopo aver lasciato il fidanzato a cui hanno offerto un lavoro negli Stati Uniti. Lui arriva troppo tardi, per colpa di un malore (mal di cuore, va da sé) che lo coglie per strada. Delusa, Sylvie torna dal suo ex e partono insieme; Marc si mette invece con la sorella di lei, Sophie, ignaro della parentela. Un suono cupo di violini sottolinea lo snodarsi dei casi, delle coincidenze e dei segni del destino, e fa capire che l'avvenire non è rosa.

Sophie e Marc si sposano, anche se quest'ultimo, poco prima del matrimonio, finalmente si è deciso a gettare un occhio sulle foto di famiglia che adornano la vecchia villa materna in cui è cresciuta la futura sposa. Sylvie torna dagli States per fare da testimone di nozze della sorella tanto amata («è la persona a cui tengo di più al mondo»), anche se, via Skype, ha finalmente visto nell'altrui futuro marito l'immagine di chi un tempo le spezzò il cuore, pur se le fece riannodare il vecchio fidanzamento... Per l'agitazione, lui si ubriaca al matrimonio e viene messo a letto dalla neo-moglie; lei arriva in ritardo al ricevimento per poi ripartire subito dopo. La cupezza insistita della musica fa capire che non finisce qui.

Qualche anno dopo, con un bambino già all'asilo, il figlio di Marc e Sophie, il destino cinico e baro organizza una grande festa per i sessant'anni della matriarca della famiglia e i quaranta della figlia «americana» e questa volta quello che non era mai successo succede. Gli innamorati mancati diventano amanti clandestini; la sorella ignara e incolpevole non si accorge di nulla e continua a dire a lei quanto vuole bene a lui, e a lui quanto vuole bene a lei; l'anziana madre capisce tutto ma fa finta di niente. L'infarto che aveva impedito che un amore nascesse, metterà fine a questa strage di cuori...

3 coeurs , ieri in concorso, è un melodramma, va da sé, ma poiché non è un genere alla moda, Benoît Jacquot, che ne è il regista, una volta tirato il sasso tende a nascondere la mano. «È un thriller sentimentale e un film è forte e riuscito se il genere viene, per l'appunto dimenticato. In nessun momento, durante le riprese, mi sono detto: “Facciamolo melodrammatico”. Non avrei potuto, sarebbe stato il segno che qualcosa non andava». In effetti, manca il figlio della colpa, la morte dell'adultera e il perdono. Per il resto, c'è tutto.

Marc è Benoît Poelvoorde, già presente qui a Venezia in La rançon de la gloire , e molto bene in parte. È un quarantesettenne soddisfatto del proprio lavoro, un po' sognatore e che non ha mai trovato l'anima gemella. Trovarne due, è però un po' troppo. Sylvie è Charlotte Gainsbourg, della quale si ammira l'inafferrabilità e la vaghezza, ma si fa fatica a identificarla come oggetto infinito di desiderio. Sophie è Chiara Mastroianni, dal sorriso dolce, ma dalla lacrima troppo facile. Catherine Deneuve è la loro madre, e si capisce perché il marito sia scomparso di casa quando le bambine erano ancora piccole e che esse siano poi cresciute così emotivamente instabili. L'età le ha dato un aspetto matronale e un volto che tende a farne una divinità egizia.

Jacquot la utilizza soprattutto nelle scene dei pranzi domenicali in famiglia, dove troneggia a capotavola con la sigaretta in mano e un sorriso da sfinge. Allo spettatore vien voglia di gridare a Marc di alzarsi da tavola prima che sia troppo tardi.

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