Prima visione

Rispetto ai film americani, i film italiani nascono da una tale inferiorità che non si applica loro lo stesso metro, quindi il voto che gli si attribuisce riflette questa diversa, disagiata realtà.
Per gli odierni mezzi di Cinecittà, Italians di Giovanni Veronesi è un kolossal. Ma che piccola figura fa il suo finanziarsi accatastando sfrontate, insistite pubblicità! Il cinema italiano è così: o lo stile pauperistico, detto «due stanze e cucina», o belle riprese in esterni e all’estero, rese insopportabili dai colori da cartolina e dal vedere più marchi che altro.
Peggio. Nel dilatare due storie di viaggio - uno a sud-est, l’altro a nord-est - con diversi personaggi e interpreti, l’esiguità delle idee di partenza affiora. I due episodi reggerebbero mezz’ora ciascuno; durano un’ora ciascuno.
Regista e produttore non se ne sono accorti? Improbabile, ma l’avranno ritenuto un dettaglio trascurabile. Se, come prevedibile, gli incassi daranno loro ragione, Italians trarrà vantaggio dalla sua debolezza. Ogni popolo ha i kolossal che merita.
Abbiamo quindi un camionista romano (Sergio Castellitto), che porta a Dubai auto rubate, e il suo presunto successore (Riccardo Scamarcio) alle prese coi loro limiti e coi problemi di una città ipercommerciale che dell’Occidente e dell’Oriente ha i difetti, non le qualità. Poi abbiamo un dentista romano (Carlo Verdone), piantato dalla moglie, che partecipa a un congresso a Pietroburgo, cercando avventure e trovando disavventure, incluso assistere all’omicidio di un prosseneta siciliano (Dario Bandiera).Il primo episodio ha qualche originalità, ma gronda di pubblicità. Una pubblicità che parrebbe vana: chi vedrà Italians, non potrà comprare il prodotto che soprattutto esso reclamizza; solo se emulo del personaggio di Castellitto, potrà pensare di rubarlo. Ma a quel punto il derubato dovrà comprare un altro oggetto del desiderio. Forse il committente ha pensato proprio a questa indiretta promozione.


Il secondo episodio parte come il solito aneddoto verdoniano, poi s’impenna nel tragico e sfocia nel patetico. Fa bene Verdone a variare i tratti del suo solito personaggio. Peccato che non trovi o migliori sceneggiatori o altro produttore.

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