Andrea Agnelli, presidente della Juve, protagonista della Superlega e per questo bersaglio dichiarato di Ceferin, presidente Uefa, è uscito dal lungo e meditato silenzio. Ha scelto il periodo di maggiore difficoltà, calcistica e finanziaria del club reduce dai 9 scudetti consecutivi, per spiegare agli azionisti e ai milioni dei tifosi in giro per il mondo, quel bisogno massiccio di investimenti dell'azionista (400 milioni di aumento di capitale) e quella discussa iniziativa della Superlega. Ha scelto un canale istituzionale scrivendo agli azionisti del brand bianconero una lettera con una relazione finanziaria alla presentazione del bilancio (in cui si apprende che a luglio la Consob ha avviato una verifica sui proventi derivanti dalla gestione dei diritti dei calciatori, cioè il calciomercato).
Si parte dalla spiegazione indiretta del deficit maturato (209 milioni di euro) frutto della grave crisi determinata dalla pandemia, dagli stadi chiusi che «hanno messo a nudo tutte le debolezze strutturali» del calcio italiano. Perciò si è passati - riferimento agli ultimi venti anni - «da una crescita in doppia cifra» che ha prodotto «una eccessiva confidenza con il rischio», per non dimenticare l'interruzione della «costante crescita del valore complessivo delle transazioni». Il secondo capitolo è costituito dai riflettori accesi sulla generazione Z «tra i 12 e 21 anni d'età» tenendo conto delle opportunità determinate dalla rivoluzione digitale: «Perciò le critiche sulla funzione delle partite live sono anacronistici» è lo sguardo al futuro di Agnelli.
Il terzo e ultimo capitolo è la definizione in tutti i suoi aspetti dell'idea della Superlega che secondo il presidente della Juve, tra i soci fondatori e mai ritiratasi da quel fronte, deve costituire «un nuovo paradigma meritocratico» fondato sul rendimento nelle competizioni europee e non solo domestiche; controllo dei costi, solidarietà. E tre attori al centro del progetto: tifosi, calciatori e investitori». Il tutto anticipato da un affondo: «Le grandi istituzioni del calcio, che agli albori svolgevano la funzione di terze parti indipendenti e garanti dell'applicazione corretta delle regole, hanno progressivamente aggiunto al ruolo di regolatori quello di organizzatori, broker e infine percettori e distributori dei proventi. La programmazione sana e credibile di una società non può basarsi su obsolete impalcature di sistema».
Il finale è la frase del bisnonno Edoardo «dobbiamo impegnarci a far bene ma ricordandoci che una cosa fatta bene può sempre essere fatta meglio». E la promessa: «La Juve ci sarà e il sostegno della mia famiglia, da quasi un secolo, è la migliore garanzia». Chiude il fino alla fine che è diventato il grido di battaglia della Juve. È il segno anche che la pratica Superlega è tutt'altro che archiviata.
Anche perché a poche ore dalla scadenza dell'ultimatum del tribunale di Madrid per togliere le sanzioni contro Real, Barça e Juve, altrimenti Ceferin sarebbe stato clamorosamente incriminato, l'Uefa ha dichiarato nullo il procedimento.
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