Buffon non sbaglia uscita. È d'oro anche per i nemici

Tutti d'accordo: assurdo escluderlo dalla corsa al Pallone d'oro In sua difesa pure chi l'ha attaccato nel 2006 e per le scommesse

Buffon non sbaglia uscita. È d'oro anche per i nemici

Mai visti tanti difensori davanti a Buffon. Non è una soluzione tattica catenacciara di Allegri, trattasi di una cosa più dura e seria di fronte all'ultima bizzarria della Fifa, l'elenco dei candidati al Pallone d'oro, una lista che prevede cani e porci ma non Gigione nostro, trascurato, dimenticato, evitato dalla giuria che, rispetto al passato storico di France Football, la rivista francese che aveva ideato il premio, oggi è una suburra di mille cognomi, allenatori, capitani, giornalisti di tutte le nazioni, sono duecento e nove che fanno felice il colonnello in attesa di giudizio, Sepp Blatter. Sono scesi in campo, per difendere il portiere della nazionale e della Juventus, reduce dal quarto scudetto consecutivo, dalla finale di Champions League, dalle due coppe, Italia e supercoppa, vinte, sono scesi in sua difesa, dicevo, tutti gli opinionisti, colleghi e amici che, in verità, di Buffon si erano dimenticati nella maledetta estate del duemila e sei quando il popolo bue lo voleva a casa e ancora di recente quando illustri cronisti di giudiziaria, i soliti noti dei soliti fogli, lo indicano come scommettitore multimilionario, dunque da mandare a casa, anzi un blogger de l'Espresso si era distinto scrivendo che la nazionale non può essere terra di magliari e taroccatori. Buffon stavolta non ha sbagliato uscita, ha usato parole belle e genuine, dicendo che si sarebbe aspettato di essere almeno tra i primi cinque portieri del football mondiale e invece forse, ha aggiunto, si è montato la testa e, dunque, meglio è restare con i piedi a terra e utilizzare le mani non per due sberle alla Fifa bensì per parare palloni difficili.

Non è il caso di stupirsi: premi, targhe e riconoscimenti sono spesso pilotati, indirizzati da sponsor e club interessati. Buffon continua a fare il mestiere suo, oggi in campo a Bologna e poi con la nazionale di Conte, quindi in Champions, in attesa di diventare ancora padre.

Non è il caso di stupirsi o indignarsi, herr Blatter, del resto, non volle consegnare a lui e a Cannavaro la coppa del mondo del 2006 e oggi nemmeno lo considera degno di entrare nella lista dei candidati al premio. Va bene così, Gigione, meglio soli che male accompagnati.

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