il commento 2 la solita Verona puntualmente fatale

di Tony Damascelli
Il top player che ha deciso, forse, il campionato è alto centosessantasette centimetri. È tifoso interista come suo padre Roberto, sua madre Patrizia e suo fratello Andrea che conserva pure la maglia di Milito come cimelio. Il suo nome e il suo cognome sono più lunghi della sua statura, Emanuele Giaccherini. Trattasi di quei fenomeni che smentiscono le teorie sul plusvalore, sui palestrati, sulla fisicità. Giaccherini, detto il Messi di Talla, ha segnato un gol, moscio per l'esecuzione ma eccitante per la sua squadra e per i tifosi bianconeri. Nella stessa giornata Cavani, detto el Matador, si è fatto parare un calcio di rigore e Verona è tornata a essere fatale, come accadde quarant'anni fa per la prima volta. Era il maggio del Settantatrè, quando il Milan, reduce dalla conquista della coppa delle coppe a Salonicco contro il Leeds, venne travolto nell'ultima giornata di campionato (finì 5 a 3) al Bentegodi e lo scudetto andò alla Juve per un gol alla Roma realizzato da un altro nome e cognome improbabili, Antonello Cuccureddu. Il crollo fu così imprevedibile che un tifoso rossonero, di mia conoscenza, aveva preferito andare al cinema piuttosto che seguire la partita, sicurissimo sull'esito trionfale. Da quel giorno, è cosa certa, frequenta con molta più cautela le sale cinematografiche soprattutto evitandole quando la squadra rossonera deve affrontare una gara decisiva, dunque domani sera, per questo collega, nessun film in programmazione, c'è il Barcellona e nulla è già deciso.

Anche nel Novanta la storia ebbe a ripetersi, Rosario Lo Bello e il Verona demolirono il Milan che viaggiava verso lo scudetto in lotta con il Napoli che vinse il titolo grazie a quella sconfitta. Storie che ritornano, c'è sempre di mezzo il Marcantonio Bentegodi, un nome e un cognome che sono una garanzia.

Per gli altri.

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