Conte apre il suo "teatro napoletano"

Bagno di folla. Lui ribadisce (in dialetto): "Amma faticà!". E poi mette a tacere Ibra...

Conte apre il suo "teatro napoletano"
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I circa 300 tifosi che lo hanno accolto all'esterno di Palazzo Reale lo hanno caricato a pallettoni. Il primo Conte napoletano è un mix di adrenalina e sacro furore, ADL se lo coccola con gli occhi, i toni decisi sono gli stessi che il presidente ha fatto suoi all'alba dell'ennesima rivoluzione azzurra. «Il fuoco a Napoli non è mai mancato, bisogna alimentarlo ulteriormente. Mi sento un manager in campo e fuori e questo in qualche realtà può dare fastidio (chiara risposta a Ibrahimovic che aveva detto di cercare un allenatore e non un manager). Non vedo l'ora di ricominciare, dipendesse da me sarei in campo già domani. Mi piace avere voce in capitolo, sceglierò io chi resta e chi parte».

Tanti concetti forti, ciascuno di essi è quasi un manifesto. Ma non una novità per chi conosce il Conte-pensiero. Il tema del giorno è il mercato, che a Napoli in questi giorni si traduce con mal di pancia. «Dovremo avere la faccia arrabbiata perché veniamo da una stagione negativa, ho firmato un contratto di 3 anni e spero di restare anche oltre, voglio far diventare questa squadra di nuovo un'alternativa credibile alle altre. Non possiamo ricostruire dando via i calciatori migliori. Ho chiamato tutti, ho sentito cosa avevano da dire, alla fine i problemi che ci sono si risolveranno: faremo intendere che Napoli non è un passaggio ma una mèta, lotteremo per qualcosa di importante ogni anno, devono capirlo i calciatori. Se qualcuno ha il mal di pancia, resta con me ogni giorno. Gli racconto io due cose. Questi discorsi non li accetterò mai».

Per essere pratici: Osimhen, Kvara e Di Lorenzo sono le questioni più spinose. Sorprende quasi la risolutezza del tecnico pugliese nell'affrontarle: «Osimhen è un caso a parte, lo sapevo già. Non entro nei discorsi che lo riguardano perché è una situazione precedente che accettiamo. Di Lorenzo oltre a essere un calciatore top, lo considero una persona perbene, importante nello spogliatoio. Stesso dicasi per Kvaratskelia. La frustrazione dell'anno scorso ha portato a situazioni poco limpide. Ma i calciatori sanno che le difficoltà ci possono stare, bisogna rimboccarsi le maniche tutti insieme con stima e fiducia, ho posto un veto per Kvara, Di Lorenzo, Lobotka e Anguissa».

Sulla questione gli ha dato ovviamente man forte il presidente De Laurentiis. «Di Lorenzo è un gran calciatore e un uomo di livello. Si è sentito abbandonato ma gli ho spiegato che non si può abbandonare uno come lui. Per Kvara non ci sono problemi, ci siederemo a tavolino per un rinnovo con adeguamento contrattuale. Se poi qualcuno contatta i calciatori senza autorizzazione, potrebbe essere richiamato all'ordine: in quel club c'è anche un presidente dell'Eca (Paris Saint Germain) ma ormai non mi stupisco più» ha chiosato il patròn.

Oltre a gente che vorrebbe andar via, c'è chi si offre: Lukaku ad esempio e Conte riprende il microfono: «È eccellente quanto Osimhen. C'è da sperare sempre di averlo dalla propria parte. È stato vinto lo scudetto due anni fa ma poi si è finito a 40 punti dall'Inter: assurdo, dobbiamo avere voglia di ammazzare sportivamente chi ci sta davanti. Se facciamo così possiamo colmare o provare a colmare il gap. In quanto tempo? In breve, io non ho tanta pazienza, sono tornato per vincere e non per fare la statuina sul presepe anche se la cosa mi onora.

Per riuscirci amma faticà perché è nella fatica che conosci te stesso e impari a gestire lo stress. Paura? E di cosa? Sono un uomo del Sud e la sfida di Napoli mi affascina tremendamente». Giù il sipario del Teatro di Conte ma è soltanto il primo atto.

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