Coppi, Bartali e la borraccia del mistero. Il testimone "tagliato" fuori dalla storia

Ecco l'originale della foto: i due italiani non erano in fuga da soli. C'era il belga Ockers: un'ombra che insegue i giganti

Coppi, Bartali e la borraccia del mistero. Il testimone "tagliato" fuori dalla storia

Loro due, Coppi e Bartali o viceversa. Una foto che li raffigura, li rappresenta e li eleva a simbolo dello sport. Una foto che diventa manifesto, immagine iconica dello sport tutto. Coppi, Bartali e la borraccia: chi la passa a chi? Un gioco, una storia da tramandare, un mistero senza mistero perché i due la borraccia in carriera se la sono passata tantissime volte, in favore di telecamera e no.

Bartali ebbe modo di raccontarmi negli Anni Novanta che quella foto era più ampia e larga, che in quel momento non erano soli, ma a quelle parole non ha mai fatto seguito il documento, la foto. Sempre Ginettaccio alla domanda chi avesse passato la borraccia a chi, soleva rispondere: «Tu per chi facevi il tifo? ...». E io, tra soggezione e timidezza, rispondevo impacciato Coppi. E lui: «E allora la borraccia me l'ha passata Fausto!».

Era il 6 luglio 1952, si corre sulle strade impolverate del Tour la tappa Bourg d'Oisans-Sestriere. L'immagine per la prima volta compare sul numero 28 della rivista Ciclismo illustrato. Coppi passa la borraccia a Bartali o viceversa, ma quello che conta è che i due acerrimi rivali, gli uomini che avevano diviso l'Italia in due fazioni, sono uno accanto all'altro e si stanno dando una mano, collaborano. Quella foto è forse la prima grande azione di marketing e comunicazione della storia. Una foto pensata, studiata, cercata e riprodotta con la collaborazione di questi due giganti del pedale, che però non sono in due, ma in tre. È una fuga nella quale ci sono anche i due acerrimi contendenti, ma nella foto diventata documento sembra che i due siano in fuga da soli, verso traguardi lontani, su cime (è il Col du Télégraphe) impervie e infinite.

Un primo piano sui due grandi italiani, ma c'è un terzo. Alla sinistra di Coppi, infatti, ecco emergere il belga escluso e dimenticato, testimone involontario di uno dei gesti più famosi dello sport tutto Stan Ockers, proteso anche lui alla ricerca di acqua. Alle loro spalle, le ombre di altri corridori. Coppi vincerà quella tappa e quel Tour, proprio su Ockers e Ruiz. La foto allargata del dottor Carlo Delfino, medico di Varazze, storico del grande ciclismo, pubblicata per la prima volta dallo stesso Delfino sul sito Novauvi.it e poi da tuttobiciweb, ha un padre, Carlo Martini dell'agenzia Olympia di Milano, riemerso dal grande archivio di Marino Vigna, olimpionico a Roma 1960 nell'inseguimento a squadre su pista.

È un taglio nuovo, che allarga la prospettiva e lo sguardo, anche se poi la storia e le attenzioni sono sempre rivolte solo e soltanto su quei due: Coppi e Bartali uno a fianco all'altro, che si passano la

borraccia e noi a chiederci ancora una volta, ma chi l'ha passata a chi? E di Ockers, quel belga tagliato per sessantotto anni e oggi ricomparso grazie a lenti anamorfiche, resta l'ombra di un campione che insegue due giganti.

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