E ora i tifosi hanno capito che Antonio non è Mou

E ora i tifosi hanno capito che Antonio non è Mou

Diceva Mark Twain: «È meglio tenere la bocca chiusa e lasciare che le persone pensino che sei uno sciocco piuttosto che aprirla e togliere ogni dubbio». Un suggerimento che vale per tutti. Anche per Antonio Conte, allenatore di calcio. Probabilmente Josè Mourinho aveva letto Mark Twain: esagerava ma sapeva pur tacere ed evitare sciocchezze verbali. Ecco, diciamo pure che Conte non è Mourinho e la gente nerazzurra se ne sarà accorta. Sull'arte di Mou sono state costruite leggende che il titolare ha saputo ben cavalcare. Poi, certo, i risultati gli hanno dato una mano. La società fors'anche. Ma non dimentichiamo che, sulla poltrona presidenziale, c'era Moratti che un giorno ti coccola e l'altro ti critica. O ti licenziava. Dunque non erano tutte rose. Conte, invece, si è ritrovato con una società di silenziosa pazienza. E dalla sua parte, nonostante il braccio di ferro che l'allenatore continua a sostenere con Marotta. Si stuferà prima Marotta o Conte? Più facilmente il secondo che, appunto, anche nella gestione polemica non è Mourinho. Si, insomma, l'attuale tecnico dell'Inter può addentrarsi in ogni polemica pro domo sua, ma una sconfitta lha già subita: il popolo si attendeva il nuovo Mou ed, invece, si è dovuto accontentare di un classico piangina dal muso duro. Mourinho diceva: non sono pirla. Ma così sottintendeva chi lo fosse. Sapeva distribuire il convesso e talvolta il concavo. Conte attacca e basta. Modulo monotematico, come le sue squadre in campo. Mou ha messo meno di tre mesi a rimodellare idee sul calcio italiano e su quello dell'Inter: voleva certi giocatori, gliene hanno comprato altri e, con loro, ha fatto triplete. Niente male. Conte chiede giocatori e pensa sempre di essere in credito. Oppure gli comprano qualcuno di eccellente tecnica e lo riduce ad un gregario. Ormai rischia di farsi del male da solo. E il tifoso comincia ad essere stufo.

Conte è rimasto un giocatore focoso che fa l'allenatore e non un allenatore cresciuto, temprato e maturato. Mourinho ha un cervello da allenatore. Conte una testa da giocatore. C'è ancora tempo per definire obbiettivamente positiva la sua stagione, ma ogni tanto si ricordi di Mark Twain.

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