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Ecco il piano del calcio per salvarsi da se stesso

Tra le novità, il patrimonio netto in positivo per iscriversi e il ritorno di sponsor del betting. Gravina l'ha inviato al governo

Ecco il piano del calcio per salvarsi da se stesso
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Il piano strategico per riformare il calcio italiano è pronto, preparato con il contributo dei professionisti di Deloitte. Gabriele Gravina, presidente della federcalcio, l'ha inviato a palazzo Chigi per i riflessi che chiamano in causa anche l'intervento legislativo del Governo in materia di provvedimenti fiscali e commerciali. È un piano poderoso, scandito da 52 pagine, e ha lo scopo dichiarato di risanare l'attuale scenario economico-finanziario del settore che denuncia a fronte di un impatto indiretto sul pil italiano di 11,1 miliardi, contributi fiscali e previdenziali versati per 1,3 miliardi e un fatturato diretto aggregato di 5 miliardi, debiti complessivi per 5 miliardi. In mancanza di interventi strutturali, il futuro è tutt'altro che roseo e - come sostiene lo stesso Gravina - «se le componenti volessero continuare a viaggiare sul Titanic, tolgo la musica». I primi sondaggi effettuati dallo stesso Gravina non hanno sortito un effetto positivo. Anzi ha spinto la Lega di serie A nel reclamare maggiore autonomia sull'esempio della Premier league inglese nonostante qualche crepa interna (ADL che vorrebbe negare il torneo alle città con 20mila abitanti, le tre grandi Juve, Inter e Milan favorevoli alla riduzione a 18 squadre, ndr). Per lunedì 12 febbraio, a tal proposito, è stata convocata un'assemblea dei club di serie A al fine di discutere proprio della materia incandescente visto che a marzo è in agenda l'appuntamento della federcalcio per approvare le riforme. Ecco, allora, nel dettaglio, gli aspetti più significativi.

Dieta rigorosa

100 club professionistici sono un lusso insopportabile per l'attuale economia del Belpaese, di qui l'esigenza di ridurre il numero a 80 unità tagliando in particolare l'attuale serie C che passerebbe da 3 gironi da 20 squadre a 2 gironi da 20 riducendo a metà la geografia dei campionati (centro-nord uno, centro-sud l'altro). Previsto in serie A un taglio delle retrocessioni da 3 a 2 con l'introduzione però di play-out e play-off in serie B. Questo provvedimento, di conseguenza, comporterebbe la riduzione della quota destinata al paracadute (una sorta di rimborso) per i club retrocessi in serie B da 60 milioni a 30 milioni e ridistribuzione della differenza. Lanciata anche la riforma della formula della coppa Italia che diventerebbe copia della FA Cup inglese, aperta alla partecipazione di tutte le squadre dalla A alla C senza alcun vantaggio per le più titolate.

Controlli raddoppiati

Il piano prevede norme più stringenti in materia economico-finanziaria sui bilanci eseguiti dalla Covisoc (i controlli passerebbero da 1 a 2 o più all'anno) e sui requisiti essenziali per l'iscrizione ai campionati (valorizzando tra gli altri il numerino del patrimonio netto che dev'essere positivo). Per incrementare la valorizzazione dei vivai sono previsti altri provvedimenti: 1) l'aumento, nelle liste, dagli attuali 4 calciatori provenienti dal vivaio a 6 unità per rosa; 2) incentivi per approntare le seconde squadre, defiscalizzazione dei contratti per i calciatori cresciuti nelle giovanili (una sorta di decreto crescita tricolore).

Nuova rappresentanza

Anche sul piano squisitamente politico le novità sono di sostanza rispetto all'attuale geografia. Il piano prevede infatti una riforma che equivale a una semplificazione: le leghe professionistiche passerebbero da 3 a 2 (Lega serie A e Lega serie B fusa con l'attuale Lega Pro) e il loro peso in percentuale salirebbe al complessivo 40% con il 30% assegnato ai Dilettanti e il rimanente 30% alle altre componenti (arbitri, allenatori, sindacato calciatori).

Aiuti dal governo

In materia di interventi legislativi, il piano prevede l'abolizione del divieto di pubblicità delle agenzie di scommesse e l'introduzione di una cabina di regia per sbloccare i dossier per la costruzione di nuovi stadi.

Non manca l'accenno a un tavolo di lavoro per trovare nuove formule in tema di diritti tv. Come si capisce si tratta di una vera e propria rivoluzione. Sarà possibile realizzarla? Solo il sostegno del governo può aiutare Gravina.

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