Antonio, l'abitudine di soffiare nell'aria. Dalla Juve passando per Londra

Antonio, l'abitudine di soffiare nell'aria. Dalla Juve passando per Londra

Scomparso il titolo dell'inno è rimasta la sostanza. Pazza Inter, non la voleva più Conte, presentandosi al popolo nerazzurro stufo di bizzarrie e risultati poveri. In verità la gioia infinita che dura una vita deve fare i conti non tanto con la classifica che è comunque buona, direi buonissima visti i precedenti degli ultimi dieci anni, ma con le mattane (trattasi di sfrenata allegria, il salentino non s'adombri come usa fare) di Conte e le imprevedibili e cafone esternazioni del giovane presidente Zhang.

Il quale, come l'allenatore, è diventato improvvisamente e ovviamente il nuovo idolo della curva che non ha più voglia di prendere schiaffi dalla Lega calcio, dalla Juventus, da altre rivali a turno. Nel mezzo del casin della vicenda si ritrova Beppe Marotta che era abituato a navigare per mari più tranquilli, negli ultimi dieci anni, ed è costretto ad andare contro vento come gli era capitato a Genova con le follie di Cassano. Stavolta c'è un altro pugliese a soffiare nell'aria, lo fa come gli è abitudine. I colleghi della stampa inglese avevano così sottolineato il comportamento del Conte londinese, lamentoso, ossessivo, pronto a scaricare sugli altri responsabilità proprie, entrando in conflitto e contenzioso con alcuni calciatori, i più rappresentativi, da Hazard a Diego Costa, per arrivare, comunque, e soltanto chi è in malafede può contestarlo, a conquistare, in due anni, la Premier League e la Football Association Cup, prima della separazione e del divorzio in tribunale con il vertice russo del club.

A Torino non era andata diversamente, tre anni, soprattutto il primo, stupendi, con tre scudetti non confortati a livello internazionale (come a Londra), quindi le divergenze, anzi le liti, con alcuni dirigenti, le battute di bassa lega sulle finanze juventine. L'approdo in Nazionale sarebbe stato l'inizio di una grande avventura se non si fosse interrotta proprio alla vigilia del viaggio verso il mondiale in Russia, traguardo mancato per la pochezza tecnica del suo successore. L'Inter è la nuova grande occasione ma, lungo il percorso, si sono presentati alcuni ostacoli, un paio imprevisti, un altro già preventivato, questo ovviamente è rappresentato dalla Juventus, un avversario diverso non per il popolo nerazzurro che ne ha motivi mille ma soprattutto e in esclusiva proprio per Conte che ha un sospeso da risolvere con il suo ex club e la sua vecchia squadra.

Gli altri ostacoli sono rappresentati dalla Lazio che non rientrava tra gli imprevisti destinati a giocarsi il titolo, e sarebbe una beffa amarissima perdere lo scudetto contro una società che ha speso il minimo per ottenere il massimo. L'altro guaio è stata l'eliminazione dalla Champions.

L'arrivo del virus, il caos dei calendari proprio alla vigilia della sfida diretta con la Juventus, ha fatto tracimare la tensione già di suo ai massimi, con l'effetto domino sul presidente e l'imbarazzo dell'amministratore delegato. Nessuna sorpresa, è l'effetto Conte, se lo conosci non lo eviti perché è il migliore in circolazione ma devi anche essere pronto ad affrontarne le conseguenze.

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