Effetto Malagò sulla lega Plebiscito per Micciché

I club di serie A appoggiano all'unanimità la proposta del Coni ed eleggono il banchiere

Effetto Malagò sulla lega Plebiscito per Micciché

Sergio Arcobelli

Milano Undici mesi dopo la Lega torna ad avere il suo presidente. È Gaetano Micciché, presidente di Banca Imi, banca di investimento del gruppo Intesa Sanpaolo, consigliere di Rcs, fratello di Gianfranco, già politico di Forza Italia, e di Guglielmo, già vice presidente del Palermo. È lui l'uomo che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, aveva caldeggiato tre settimane fa nel corso della prima riunione in Lega Serie A. Ed è lui che, una volta concluso il commissariamento di Malagò, prenderà il timone di un organo pronto al rinnovo di tutte le sue cariche.

Palermitano, classe '50, una laurea in giurisprudenza, tifoso del Milan («da piccolo giocavo a pallone da mediano» ha confessato), appassionato di sport a 360°, tennis e nuoto le altre passioni, Micciché è stato eletto, dai rappresentanti dei venti club di A, all'unanimità. «È una persona di spessore che ama il calcio, competente, e ha tutti i requisiti per rappresentare il nostro calcio» così commentava il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero qualche istante prima dell'inizio di una riunione incominciata intorno alle ore 16.20 e conclusasi tre ore dopo. Un'assemblea che non ha esitato e non ha avuto dubbi sulla scelta di Micciché, che resterà al timone di Banca Imi, e che in passato è stato chiamato a risanare gruppi industriali in crisi ma che in Lega ricoprirà un ruolo prettamente politico e istituzionale.

Quasi un anno dopo l'addio di Maurizio Beretta e dopo la breve parentesi di Simonelli, e il doppio commissariamento Tavecchio prima e Malagò poi, finalmente la Lega ha un uomo al comando. Un banchiere che si è guadagnato il consenso di tutti il veto di uno soltanto dei venti rappresentanti di A avrebbe convinto Micciché a rinunciare alla poltrona - Tradotto: o siete tutti d'accordo, oppure non se ne fa niente. Non ce n'è stato bisogno.

«Ringrazio il presidente e amico Giovanni Malagò queste le prime parole di Micciché - per avermi offerto questa opportunità del tutto inaspettata. Venti giorni fa mai avrei pensato di poter diventare presidente della Lega calcio. Cosa posso fare? Innanzitutto sono un grande appassionato di sport e sono emozionato per questa nomina. Considero lo sport una componente fondamentale della vita e il calcio è lo sport di riferimento in Italia. Cercherò di portare un contributo di serietà, di capacità di coinvolgere tutti gli attori sociali, e cercare di far sì che questo mondo del calcio sia una grande realtà dove si possano perseguire gli interessi e gli obiettivi qualitativi e quantitativi di tutti». È Malagò, però, a svelare il retroscena dietro la nomina di Micciché: «Come mi è venuta l'idea? Sull'aereo mentre andavo in Corea. Nei giorni delle Olimpiadi Gaetano mi chiedeva: Hai visto la Goggia? Hai visto la Moioli? Ecco, una persona sveglia alle quattro del mattino, con nove ore di fuso orario, per vedere l'oro della Moioli. Ho capito che, tra una lunga lista di candidati, era la persona giusta. E allora, al mio ritorno, sono andato a trovarlo e da lì è nato tutto».

Adesso, scelta la guida, il timoniere della Lega, c'è ancora da lavorare per eleggere il nuovo amministratore delegato (il 27 marzo?) e quattro consiglieri di lega, cioè gli altri membri di tutta la governance, che avrà l'arduo compito di trovare un'intesa sui diritti tv, con

gli spagnoli di Mediapro, già titolare dei diritti della Liga, che dovrà fornire tutte le garanzie del caso riguardo al miliardo e cinquanta milioni offerto per aggiudicarsi il pacchetto triennale 2018-2021 della Serie A.

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