Giochista e risultatista. Ecco perché piace il "governo" Nazionale

Difesa impenetrabile, attacco divertente, al ct è riuscito il mix tra Lippi, Prandelli e Conte

Giochista e risultatista. Ecco perché piace il "governo" Nazionale

La fumata bianca con la Turchia ha circondato la Nazionale di un'euforia dilagante da maneggiare con cura. Ma ora non c'è da perdere tempo con la Svizzera perché dirà con precisione, non potrebbe essere altrimenti, se non quanto valgono Chiellini e soci, sicuramente se siamo già agli ottavi di finale: addirittura con una vittoria azzurra e un pareggio tra Galles e Turchia, l'Italia potrebbe essere già sicura del primo posto. Il Ct azzurro usa il vocabolario del pompiere: non abbiamo fatto niente; possiamo ancora migliorare; per arrivare a Wembley la strada è lunga. Però Mancini accetta la scommessa: «I bookmakers ci danno favoriti? Di solito ci azzeccano, ci assumiamo volentieri il ruolo».

A dire il vero al commissario tecnico non è mai mancata la fiducia nel suo gruppo. In una squadra che sta diventando la sintesi tra «giochisti» e «risultatisti». Può essere la spiegazione del consenso unanime, i sondaggi danno costantemente oltre il settanta per cento l'appoggio al governo degli azzurri, che sta raccogliendo la Nazionale in questi giorni, come mai era successo in passato se non nei giorni dei trionfi mondiali. Mancini sta riuscendo nell'impresa di unire tradizione e innovazione. La difesa impenetrabile e l'attacco divertente. Vince da nove partite di fila, non subisce gol e segna tanto. La caratura degli avversari malcapitati in questo filotto invita alla prudenza. Però in questa Nazionale c'è il gruppo «mondiale» di Lippi, il gioco del Prandelli europeo, la solida umiltà della parentesi Conte. Ma puntuale ecco la pennellata di Mancini che stronca ogni altro paragone. Il Conte azzurro aveva chiamato a raccolta i tifosi: «Vestite l'azzurro». Il Mancio piuttosto si inventa: «L'importante è che poi noi macchiamo d'azzurro il terreno di gioco». Significa vittoria, ecco il risultatista. Poi però non rinuncia a chiedere alla sua squadra di «continuare a divertirsi», ecco il giochista.

Il tutto riassumibile nel Mancinismo, visto che vanno di moda gli ismi. E assume ancora più valore perché trattasi di Nazionale, dove allenare e creare una filosofia è ancora più complicato. È una squadra che propone idee ma non rinuncia al cuore, uno come Immobile per dirla alla Sacchi «corre troppo». Mancini è come se aspettasse la Svizzera perché dice «si alza il livello» anche se ha steccato alla prima con il Galles. Il Ct Petkovic conosce il nostro calcio, l'ex interista Shaqiri e l'attaccante Embolo sanno fare male. Mancini era in campo nel 1993 quando la Svizzera vinse con l'Italia.

La solita ansia accompagnerà il Ct nelle scelte, magari una mano l'avrà data la mamma nella telefonata di ieri. «Roberto lo sento. Agitata? C'è poco da agitarsi», ha detto Marianna a Un giorno da pecora. Significa fiducia. E se lo dice una mamma...

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