Il primo a intuire che Giampaolo si stava avventurando su un terreno sconosciuto e pericoloso, è stato Arrigo Sacchi. Una settimana prima del debutto in campionato a Udine, era andato a trovare il nuovo tecnico del Milan a Cesena e pranzato con lui che considera uno degli allievi più promettenti. La sera poi si era accomodato in tribuna per assistere all'amichevole e ne aveva tratto qualche inquietudine. «Cambiare ruolo a un calciatore significa togliergli certezze e sicurezze» la sua riflessione. Probabilmente Giampaolo era dello stesso avviso se poi, inchiodato dalla testa di Becao, si è presentato ai microfoni delle tv per far capire che era pronto alla retromarcia e cioè a restituire al Milan e ai suoi esponenti più collaudati il 4-3-3 così ferocemente censurato da critici e tifosi nel periodo made in Gattuso. È vero: non sarebbe la prima volta. Chi ha una qualche memoria, può ricordare che Sarri, al primo anno di Napoli, partì col 4-3-1-2 collaudato a Empoli, tentò disperatamente di trasformare Insigne in trequartista e appena capì che non era il caso di insistere tornò precipitosamente al 4-3-3 che è stato poi la sua fortuna. Di sicuro questo significa riportare indietro le lancette dell'orologio rossonero e soprattutto cestinare i primi 50 e passa giorni di esercitazioni effettuati a Milanello.
Sempre il tecnico, incassata la prima sconfitta della stagione, ha puntato il dito su Piatek in particolare e su tutti i tre attaccanti schierati, cioè il polacco assistito malamente da Castillejo più Suso. Non per difendere Piatek ma se la resa di un centravanti dipende almeno per il 50% dal gioco apparecchiato dai sodali, allora bisognerà assolvere l'imputato numero uno perché, al netto di un lancio in verticale del primo tempo, non ha avuto altro a disposizione. Semmai è la scelta di puntare su Castillejo seconda punta larga che fa molto discutere. In attesa che decolli Leao, siamo sicuri che Andrè Silva, che pure non è CR7, avrebbe fatto peggio? Da sabato prossimo, quindi, è ipotizzabile che si torni al sistema di gioco precedente con alcuni interrogativi da porre: Leao che ruolo avrebbe? Chi giocherebbe a sinistra nel trio d'attacco? Perciò la chiosa di Cassano e Vieri, domenica sera a Tiki Taka, è stata spontanea: «Allora era meglio tenere Gattuso che conosceva i giocatori e il sistema di gioco». Già perché, senza richiamarsi al carattere vulcanico di Antonio Conte, alla prima del nuovo corso milanista non si è notato nemmeno quel temperamento che la presenza di Rino in panchina aveva lasciato intravedere in più di una circostanza complicata.
Il secondo quesito, riferito al ritorno del 4-3-3 riguarda il mercato. La rosa è da completare oltre che da sfoltire nei suoi ranghi.
Se la scelta di Giampaolo fosse quella preannunciata a Udine domenica sera allora bisognerà puntare su un esterno d'attacco piuttosto che su una seconda punta classica da schierare al fianco di Piatek. Anche Maldini e Boban sono sulla stessa linea di Giampaolo e forse è questo il dato più interessante della retromarcia.
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