Fra Lega calcio e Malagò è scontro sugli scontri

Club: «Tassa sulla sicurezza da cancellare» Il presidente del Coni: ditelo ai cittadini...

È una tassa incostituzionale. La Lega di Serie A alza la voce e chiede la cancellazione dell'emendamento di modifica al decreto legge sulla sicurezza negli stadi, già passato alla Camera. Si parla di una cifra tra i due e i sei milioni (prelievo dall'uno al tre per cento degli incassi) da far pagare ai club per le spese straordinarie delle forze dell'ordine impegnate nelle manifestazioni sportive. Le società non ci stanno anche perché sostengono di pagare già abbastanza: oltre «un miliardo e 34 milioni di imposte dirette e indirette»; i milioni spesi per adeguare alle norme di sicurezza gli stadi, in larga parte pubblici; e gli oltre «200mila steward utilizzati tra A e B» per una spesa di 14 milioni. Per dirla alla Ghirardi, presidente del Parma: «Ulteriori contributi sono fuori dal mondo. Ci pensino loro a difendere i cittadini».

Infatti le venti società hanno votato all'unanimità la delibera contro l'introduzione «di una vera e propria tassa» per quello che si deve considerare un servizio pubblico «non opzionale, ma previsto per legge nell'interesse dell'intera collettività». Il contributo secondo i club entra in contrasto «con il principio di uguaglianza e l'obbligo generale di contribuzione alla spesa pubblica sanciti dalla Costituzione». Nel documento si esprime anche l'apprezzamento per il miglioramento delle misure di sicurezza e delle norme, contenuti nel decreto, e il ringraziamento alle forze dell'ordine. La mossa della Lega, cioè l'invito a un ripensamento della norma, è quella di non andare allo scontro, si era parlato di sciopero. Se la richiesta non dovesse essere accolta (soppressione articoli 3-ter e 3-quater), la via è quella del ricorso alla Corte Costituzionale. Il presidente Maurizio Beretta ha definito una «sorpresa spiacevole» il dl, irriconoscente «dei tanti sforzi delle società di calcio» e ribadito che la norma ha «confini molto dubbi» di costituzionalità. Infine ricordato che «il sistema calcio è un contributore da oltre un miliardo».

Gli risponde indirettamente il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Il calcio è in buona compagnia perché in Italia c'è un'alta percentuale di cittadini che pagano di tasse più di quanto ricevono in servizi». E ricorda che «una parte dell'opinione pubblica ritiene che certi oneri a carico della collettività per le partite di calcio non siano più accettabili». Malagò comunque capisce le società «che si ritrovano a ottobre un provvedimento che incide sul bilancio», ma bisogna fare i conti con i dati di fatto. «Per Italia-Inghilterra di rugby c'erano 82mila spettatori e neanche un poliziotto. Invece per una partita di calcio da 10mila persone servono poliziotti in tenuta antisommossa. Il problema è dello Stato o del calcio?». E a proposito di sicurezza si avvicina Napoli-Roma, ad alta tensione dopo l'omicidio di Ciro Esposito, Malagò ammette: «Trasferta a rischio per i tifosi giallorossi».

A margine la squalifica dell'Uefa a Tavecchio. Ghirardi non fa sconti: «Frase infelice, chi sbaglia deve pagare». Mentre Galliani resiste: «Il mio parere l'ho espresso votandolo». Più deciso l'ad rossonero sulla moviola: «Da sempre favorevole.

Le polemiche su Juve-Roma e il gol di Muntari? Mi ero dimenticato della cosa...». Se lo ricorda, invece, Max Allegri allora sulla panchina del Milan, ma l'allenatore bianconero ribadisce il suo no alla moviola: «Dissi lo stesso allora».

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