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La "letterina" di Pioli. Chi pensa al mercato va dietro all'albero

Da Kessiè a Biglia, da Rodriguez a Borini per il tecnico troppi pensano ad andare via

La "letterina" di Pioli. Chi pensa al mercato va dietro all'albero

La scomunica è pronta, pronunciata ieri prima del brindisi con i cronisti, a Milanello. Guai a distrarsi pensando al mercato che, tra l'altro, nel mese di gennaio «dura troppo», parole e pensiero di Stefano Pioli il quale si dichiara pronto a usare il pugno di ferro per coloro i quali, nel Milan, commettessero questo peccato mortale. «Sono pronto a lasciarli fuori dal campo e dalla panchina. Anzi: quando vedrete qualcuno non convocato, il motivo sarà questo», la spiegazione anticipata che vale una sorta di avviso ai naviganti. Se Pioli, all'improvviso, discute dell'argomento, dev'esserci un motivo: non è il tipo che anticipa le bufere. Da qualche giorno, infatti, si leggono notizie di procuratori in azione per spostare i loro assistiti in altri campionati e comunque lontani dal Milan per i motivi più diversi: Rodriguez perché non gioca più dall'avvento di Theo Hernandez, Biglia e Borini idem con patate, persino Kessiè, corteggiato da Gattuso, potrebbe essere tentato dall'idea di cambiare club e di raggiungere il tecnico che stravedeva per lui. Kessiè non soltanto a Napoli gode di particolare stima. Anche Gasperini, che l'ha allenato e lanciato dopo quel debutto anonimo a Cesena, ieri l'ha definito un dio, segno della straordinaria fiducia riposta nelle sue qualità, fisiche e tecniche di cui però al Milan non si è avuto un puntuale riscontro. Forse la spiegazione è molto semplice: quel che basta a Bergamo, non basta a San Siro con il Milan.

E allora ecco la scomunica che nel frattempo non ha colpito alcun esponente della rosa. Non ci sono assenti dall'elenco dei convocati, a eccezione di Duarte, giustificato (infortunato). Persino Caldara, reduce da un vero martirio di infortuni a catena, ritorna ufficialmente nei ranghi. Il secondo appello di Pioli riporta alla luce un altro deficit del Milan attuale. Contro una grande del torneo non ha mai vinto. E se con Juve e Lazio ha meritato più nel gioco che nel punteggio, mentre con la Roma è andato in tilt, beh questa è l'occasione che molti, a cominciare da Boban e Maldini, aspettano per rialzare la testa. «Dobbiamo giocare questa sfida come se fosse l'ultima del campionato» è la chiave di lettura di Pioli che non ha molti cambiamenti da proporre dopo il pari col Sassuolo. Avesse altre risorse, specie in attacco, allora si potrebbe pensare a qualche rimpasto. E invece Piatek è l'unico attaccante centrale da schierare nel tridente nel quale Suso è messo puntualmente in discussione da critica e tifosi, non dal tecnico che continua a chiedergli di stupire i rivali. Zero cambiamenti quindi nello schieramento se non quello scontato di Rodriguez al posto di Theo squalificato, con possibilità di utilizzo di Leao solo a partita in corso.

L'Atalanta tra l'altro non sta a guardare. Ha recuperato i suoi decisivi assi, Papu Gomez e Ilicic e punta a recuperare i punti persi a Bologna.

«Col Milan la sfida vale l'Europa» detta Gasperini gasato quanto basta dagli elogi di Allegri.

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