L'integrazione sprint «Noi più veloci dei buu Li lasciamo al pallone»

Verso i mondiali con Desolu e Folorunso simboli dell'atletica italiana che rifiuta il razzismo

Sergio Arcobelli

Nell'epoca dei buu razzisti negli stadi nei confronti degli atleti di colore, c'è una squadra o forse sarebbe meglio dire una famiglia allargata - che è diventata un avamposto positivo di integrazione: parliamo della Nazionale italiana di atletica leggera. In questi giorni di avvicinamento ai Mondiali di Doha (27 settembre-6 ottobre, dirette su RaiSport), hanno preso posizione anche su questo tema Eseosa Fausto Desalu (Fiamme Gialle) e Ayomide Folorunso (Fiamme Oro Padova), due elementi di spicco della folta spedizione azzurra di 66 atleti pronta a sbarcare in Qatar. Cresciuti entrambi da famiglie nigeriane, sia Fausto che Ayo hanno già dato un saggio delle loro qualità. I numeri (e i tempi) stanno lì a dimostrarlo: il 25enne di Casalmaggiore (Cremona) agli Europei di Berlino dello scorso anno (fu 6°) è sceso a 2013 nei 200 metri, diventando secondo azzurro di sempre dietro il mitico 1972 di Mennea. Mentre la poliziotta di Fidenza, che studia in Medicina, è reduce dall'oro alle Universiadi di Napoli nei 400 ostacoli vinti in 5475, ossia il secondo crono nazionale all-time. Non solo: Desalu e Folorunso saranno in gara pure nelle staffette 4x100 (con Tortu si punta ad abbassare il primato nazionale del 2010) e 4x400 (quella del famoso quartetto total black che acciuffò l'oro ai Giochi del Mediterraneo e che fece tanto clamore). Senza dimenticare il famoso lancio dell'uovo alla discobola azzurra Daisy Osakue per odio razziale.

Non è finita però. Ancora buu razzisti negli stadi di Serie A. Ne avrete certamente sentito parlare.

Desalu: «Il calcio non lo seguo e penso che se il calcio è così è perché danno tanta importanza per ogni cosa che accade. Si accende la tv e si parla solo di Messi, Ronaldo, e gli altri. Bisogna dare più spazio agli altri sport, allora sì che ci sarebbero meno episodi del genere. Nell'atletica, per esempio, non troverete niente di tutto questo. Posso garantire che sia in Italia che all'estero non sono mai capitati episodi di razzismo nei miei confronti o nei confronti degli altri atleti. Anche per questo l'atletica è la regina degli sport».

Folorunso: «Quando sono arrivata ho voluto imparare presto l'italiano per poter fare amicizia. Lo sport è venuto dopo, alle superiori, prima c'è stato il gioco che mi ha aiutato a integrarmi. Personalmente non mi è mai capitato di ricevere insulti razzisti. Io sono in polizia e sono fiera e onorata di rappresentare un'istituzione».

Desalu e Folorunso, manca pochissimo a Doha. È tutto pronto per lo start?

D: «A Doha voglio provare ad entrare in finale. Certo, a parte Bolt ci saranno velocisti del calibro di Coleman, Lyles, Guliyev, de Grasse, tutti in grado di correre, e di molto, sotto i 20. Ora sta a me mettere testa e cuore».

F: «Dopo l'oro alle Universiadi l'obiettivo è fare il personale. Sono consapevole che al Mondiale è tutta un'altra cosa. Quando riesci a migliorare te stesso, è già un successo. L'atletica è uno sport dove la vittoria più grande è battere se stessi più che gli avversari».

Sarà il primo Mondiale senza Bolt.

D: «Il mio primo mondiale coincide con l'assenza di Bolt. Che peccato».

F: «Dispiace...».

Quest'anno la preparazione è stata davvero lunga.

D: «Preparare una stagione fino ad ottobre non è stato facile, neppure per gli allenatori. Sarà il Mondiale delle sorprese».

F: «Sono d'accordo con Faustino».

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