Se una punizione ti cambia la vita. Soprattutto se la punizione è vincente. E ti fa vincere il derby. Christian Eriksen ha cambiato la sua vita martedì sera, al 6' minuto di recupero di un derby ribaltato in extremis, e adesso torna improvvisamente al centro del villaggio nerazzurro. Da «giocatore non funzionale», secondo Marotta, a candidato regista dell'Inter alla rincorsa dello scudetto nel girone di ritorno. Tanto più che ieri sera è stata ancora una sua punizione a colpire subito il Benevento e a mettere in discesa la partita dell'Inter. Messo così, in cabina di regia, in azione a tutto campo, Eriksen non è sembrato poi quel giocatore così «non funzionale» come avevano cercato di farcelo passare fino a una settimana fa. Sarà anche una fortunata congiunzione astrale, ma il danese ieri sera è stato, assieme all'inesauribile Barella, la vera dinamo di un'Inter che per un tempo non ha potuto contare su Lautaro e soprattutto su Lukaku. Il belga non ha trovato nessuno con cui discutere ed è stato per più di un'ora una presenza anonima, anche se poi torna a casa con due gol sul tabellino dei marcatori, quando si trova costretto a segnare il 3-0 su un clamoroso omaggio del portiere di Inzaghi, Montipò, e il poker nerazzurro per la distrazione totale della difesa che lo lascia solo sul dischetto del rigore.
L'Inter, stretta tra l'incudine del Milan e il martello della Juve, non ha alternative: deve timbrare il cartellino non impossibile col Benevento (già piallato 5-2 all'andata) e continuare a viaggiare all'inseguimento infinito dei cugini tenendo a distanza di sicurezza la Signora (oltre alla Roma). Così non servono nemmeno 7 minuti per indirizzare la partita sul binario giusto con una punizione di Eriksen dalla trequarti destra svirgolata di ginocchio nella propria porta dal malcapitato Improta. Sembra l'inizio di una serata in relax: Hakimi è una strega per il Benevento, il duo Eriksen-Barella vivacizza il gioco, ma Lukaku non riceve un pallone e Lautaro invece spara malamente via quelli che si ritrova tra i piedi. E solo al 12' del st si ricorda di essere un castiga-piccole e sfodera un gol-lampo, da grande opportunista, che vale il raddoppio pesante. Per l'argentino è il gol liberatorio da un lungo digiuno che cominciava a pesargli, se si pensa che l'ultima rete l'aveva segnata nella tripletta rifilata, manco a dirlo, al Crotone il 3 gennaio scorso.
A dire il vero, quattro minuti dopo l'autogol iniziale, l'Inter rischia anche un rigore per un maldestro intervento del redivivo Ranocchia su Lapadula, ma l'arbitro sorvola e il Var giudica comunque l'intervento fuori area. Ma va anche detto che lo stesso rischio l'hanno corso i campani per un intervento su Lautaro al limite dell'area. Ma qui siamo nel campo delle ipotesi, mentre l'Eriksen e l'Inter di ieri sera sono una certezza.
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