Lewis Hamilton ci teneva davvero a prendersi la pole sulla pista in cui Ayrton Senna era partito davanti a tutti 8 volte. Voleva lasciare un segno sulla pista dove il suo idolo ha lasciato la vita 26 anni fa. Tutto è rivissuto nel segno di Ayrton, le scritte luminose in centro città, il pellegrinaggio al monumento nel parco dietro al Tamburello, perfino il casco di Pierre Gasly. Imola parte sempre dal pensiero per Senna che proprio su questa pista nel 1984 aveva incassato l'unica mancata qualifica della sua vita. Lewis che l'altro giorno aveva raccontato come suo papà gli aveva raccontato della morte di Ayrton, ricordando ogni particolare di quel giorno in cui era ancora un bambino di 9 anni, ma già sognava un futuro da pilota, per cui voleva onorarlo con una pole. All'ultimo giro Bottas lo ha lasciato indietro di 97 millesimi. «Bottas ha fatto un ottimo lavoro - ha detto Lewis - io ho fatto un giro da schifo nell'ultima sessione. Questo è un circuito bellissimo, puoi spingere la macchina a velocità assurde. Abbiamo ritrovato più aderenza rispetto alle altre gare. Questa pista è molto bella, ma penso che la gara sarà un po' noiosa. Il rettilineo è piuttosto stretto e non c'è un vero punto di sorpasso. Siamo racchiusi in poco tempo, comunque sarà difficile superare. Il circuito di Imola? Non capisco perché non si possano fare più gare in questi posti così pieni di storia». Per il finlandese è la quarta pole stagionale contro le nove di Lewis: comunque vada la Mercedes ha monopolizzato le pole, tredici su tredici. L'avversario più vicino, Verstappen, bravo a recuperare dopo che un problema alle candele lo aveva quasi azzoppato in Q1, è rimasto comunque a più di mezzo secondo. Impotente. La sorpresona è venuta da Gasly, il vincitore di Monza. Ha portato la scuderia di casa, l'ex Minardi, in seconda fila, ha onorato il casco dedicato a Senna. Davvero un'impresa.
E proprio vedendo Gasly in seconda fila, a 0144, Charles Leclerc storce il naso. Il settimo tempo, la quarta fila, sulla pista più vicina alla fabbrica di Maranello, sul circuito intitolato a Enzo e Dino Ferrari, nel centesimo Gp corso in Italia, è un brusco risveglio dal piccolo incoraggiante sogno cominciato a Portimao. Il recupero rosso si è già sgonfiato come un palloncino bucato. La Ferrari non ha trovato le prestazioni che pensava di avere, anche gli interventi sulla SF1000 non hanno prodotto risultati. Charles si è preso le sue responsabilità: «Mi aspettavo di più, ma siamo tutti molto vicini e io avrei potuto fare meglio nel mio giro, forse è anche colpa mia», ha detto. Non possiamo chiedergli sempre un miracolo. Lo chiederemmo volentieri a Vettel, rimasto ancora una volta (e sono 8 di fila) fuori in Q2. Questa volta ha preso 0257 dal compagno, diventati 0368 dopo che gli hanno cancellato il giro più veloce retrocedendolo dalla tredicesima alla quattordicesima posizione.
Una lenta, inesorabile, agonia.
Cancellato dalla var dei motori (per esser uscito di un pelo alla Piratella) anche il tempo che avrebbe permesso a Kimi Raikkonen di trascinare l'Alfa Romeo Sauber in Q2. Sarebbe stata un'altra piccola impresa. Ma i sensori sono implacabili anche con i campioni del mondo. Forse sono certe regole che andrebbero riscritte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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