Messi show. E il River maledice l'ex mancato

Barcellona sul tetto del mondo. Suarez arrotonda con una doppietta. E lo spettacolo blaugrana continua

Messi show. E il River maledice l'ex mancato

di Tony DamascelliL as Gallinas del River devono aver maledetto quel giorno di sedici anni fa quando i tecnici della squadra platense rispedirono a Rosario quel bambino che faceva il matto con il pallone ma era troppo piccolo per poter crescere nel grande River. Lionel Messi non vive di ricordi, gioca e segna gol fantastici, da quel giorno, per altri giorni, settimane, mesi, anni. Lo ha fatto anche ieri a diecimila e cinquecento chilometri da Barcellona, nello stadio di Yokohama, la finale della coppa del mondo lo ha celebrato, insieme con Suarez, autore di due gol, nel 3-0 che ha rispedito nella stia las gallinas del River. Grande fiesta a Barcellona, Mireia Lalagluna, catalana bellissima viene eletta miss mondo, i blaugrana alzano il quinto trofeo dell'anno, la coppa del mondo, a ribadire la loro strapotenza. La santissima trinità non ha bisogno di miracoli, se un allenatore dispone di Messi, Suarez e Neymar può anche restare in panchina furmando un sigaro e bevendo una cerveza. Ma Luis Enrique si è agitato, per giustificare il denaro che gli passa Bartomeu, padrone di questa squadra fantastica. La partita? E' durata trentasei minuti, poi Messi, forse aiutandosi con l'avambraccio ma giostrando con il sinistro ha svegliato i suoi compatrioti di Baires con un gol maligno e, insieme, stupendo. Qui il River ha finito di sognare, pur avendo dimostrato una attenzione difensiva e una voglia di aggredire, nel senso vero, l'avversario, dovunque esso si muovesse. Poi ci ha pensato l'urugagio dal morso facile e dal gol perfido a stendere gli argentini che non hanno mai più avuto la garra di rialzarsi e ricominciare ad azzannare le caviglie degli avversari. Partita scritta, partita vista ancor prima di incominciare e così è stato. Tre gol al River, come tre i gol segnati alla Juventus, quando è finale il Barcellona sa quello che si deve fare. Ora resta il campionato, oltre alla Champions ovviamente, roba ordinaria per un gruppo che non ha un solo anello debole alla sua collana di perle, dal portiere agli esterni difensivi che sono anche ali veloci, a Iniesta che è un signore assoluto di piedi e di cervello, a Rakitic arrivato tra gli ultimi ma veterano nel portamento e nel suo football essenziale. Dei tre che dire? Soltanto Neymar non è andato al gol ma ha ballato come soltanto lui sa fare, si è ferito a un muscolo della gamba ed è uscito prima che il film finisse.

Suarez? Micidiale, potente e prepotente, quarantaquattro gol in un anno sono pochi? Messi, infine. In settimana giaceva nel letto dell'hotel, con gli spasmi di una colica nefritica che lo aveva steso, secondo abitudini nervose del fenomeno.

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