Courmayeur Dove va uno, va anche l'altro. Se decidono di non muoversi, non si muove nessuno. È il Girodispetto, quello tra Nibali e Roglic: i duellanti, i litiganti, fanno godere Richard Carapaz, il quale dopo aver vinto la tappa di Frascati (un anno fa anche Montevergine), ieri si è portato a casa pure quella di Courmayeur.
Ma non è tutto. La storia è più bella e magica: per soli 7 veste anche la maglia rosa, e scrive un nuovo capitolo della centenaria storia del Giro. È lui il primo ecuadoriano della storia a vestire questo simbolo del ciclismo, uno dei più agognati e sognati dai corridori.
È da almeno un anno che si parla un gran bene di questo 26enne corridore sudamericano. L'anno scorso ha chiuso il Giro al 4° posto, quest'anno in gruppo dicono che sia quello che va il doppio degli altri in salita. In verità lo abbiamo visto tutti, a occhio nudo. A 28 chilometri dal traguardo saluta e se ne va, scollina il San Carlo con mezzo minuto sui big e moltiplicando il vantaggio entra nella storia del Giro, che mai si era messo in testa un ecuadoriano.
Dalle sue parti, lo chiamano locomotiva. «È un sogno che diventa realtà, ci lavoravo dallo scorso anno - conferma Carapaz, che forse è un po' limitativo definire terzo incomodo -. Mi sembra ieri quando, bambino, giocavo con la bici in Ecuador: ora sono in cima al Giro. Cosa cambia? La maglia rosa è più facile difenderla che conquistarla: io lo voglio fare fino a Verona», il messaggio che lancia il sudamericano.
Poi ci sono loro, quei due là, che al momento non si perdono di vista, e sono alle spalle della nuova maglia rosa. Lo sloveno a 7, il siciliano a 1'44. Anche ieri si sono marcati strettissimo. Quello che fa uno, fa anche l'altro. Marcatura talmente stretta, da ridurre la velocità. Senza nulla togliere a Carapaz, che va davvero come una locomotiva, Roglic e Nibali gli consentono di prendere il largo.
Quindi? È un Giro bellissimo. Perché aperto, e al momento anche molto incerto. Il favorito resta sempre lo sloveno, che ha il bonus finale della crono di Verona, ma sono almeno in cinque a sognare il successo finale.
Ieri Nibali è sembrato più in palla, Roglic un po' meno. Carapaz sugli scudi, Landa e Lopez molto più affaticati. Pagano le fatiche del giorno prima, e quindi il conto, Mollema e Zakarin. Questo è il bilancio di una tappa che i litiganti affrontano a tutto gas fin dalla prima salita, e che Nibali prova a scuotere sull'ultima con tre accelerazioni, prontamente smorzate da Roglic, prima che uno strepitoso Caruso aiuti tutti a contenere i danni e lo stesso Nibali si metta in tasca i quattro secondi di abbuono.
«Ieri è venuto fuori il mio carattere siculo, quando ti girano, va così spiega Nibali -. Oggi abbiamo parlato e collaborato, ognuno ha fatto il suo, ci siamo dati le giuste legnate. Così va bene, ci si gioca il Giro allo stesso modo. Ho visto un Roglic molto solido».
Oggi il Giro fa tappa
in Lombardia: da Ivrea a Como, un piccolo Lombardia, prima del riposo e del tappone che sicuramente non abbinerà il Gavia al Mortirolo: la neve dirotterà la corsa verso l'Aprica. Per questo, chi ha tempo non aspetti tempo.
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