C on un semplice no al reclamo pro Balotelli, il Milan ha centrato almeno tre obiettivi che di questi tempi possono avere un effetto balsamico per il suo popolo depresso. Il primo: ha rilucidato gli ottoni del casato cestinando la minuscola convenienza di bottega. Non c'è stato bisogno di un particolare coraggio: è bastato ricordarsi di uno dei famosi comandamenti berlusconiani, puntualmente ripetuti dal patron Silvio ad ogni pubblica occasione (rispettare gli avversari e gli arbitri) per firmare il comunicato di ieri. Secondo obiettivo: ha spedito a Milanello un messaggio esplicito, non ci sono calciatori più uguali degli altri, anche se rivestono sul campo e nel gruppo, il ruolo riconosciuto di leader per talento e cifra tecnica. Balotelli pagherà la stessa multa che fu riservata nel torneo precedente a Constant e sconterà per intero la sua pena sportiva. Terzo e ultimo obiettivo: è stata disarmata la strisciante tentazione degli arbitri di rieducare il grande ribelle. Chi è del mestiere l'ha capito al volo: dopo le proteste rozze e ripetute di Verona (tre vaffa di Mario per un clamoroso rigore negato), nella schiera dei fischietti italiani, è partito il passa-parola, bisogna raddrizzare quel giovanotto con la cresta e dalla protesta eccessiva. É successo in verità anche con Stark, arbitro tedesco di Champions, a dimostrazione che Balotelli deve rimediare anche a una pessima reputazione a livello europeo. Gli sarà indispensabile per il mondiale.
Negandogli l'assistenza legale dopo la stangata, il Milan ha denunciato anche la mentalità da calcio primitivo secondo cui i fuoriclasse devono sopportare ogni tipo di supplizio (pedate, blocchi, falli da dietro). Adesso non ci sono più scuse,nè per Mario, nè per certi difensori ma nemmeno per gli arbitri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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