«Ora Xc60, quindi Xc40 per conquistare i giovani»

L'ad in Italia: «Dal 2019 avremo modelli al 100% elettrici. Guida autonoma? Meglio dire assistita»

Piero Evangelisti

Al Salone di Ginevra, Volvo ha presentato un'importate novità, la seconda generazione di Xc60. Ne parliamo con Michele Crisci, ad di Volvo Italia. «Per noi il lancio di Xc60 è fondamentale, perché il rinnovamento della gamma è partito dalla grande Xc90 e dalle S e V90, modelli che hanno avuto un grande successo, soprattutto la prima perché le seconde sono appena state lanciate. È ovvio, quindi, che ci fosse grande attesa per un modello che è molto più strategico su numerosi mercati, e in particolare l'Italia. Non va dimenticato che negli ultimi anni Xc60 è stato il Suv premium di taglia media più venduto in Europa; noi, in Italia, dal lancio del 2009 ne abbiamo venduti circa 37mila».

Per Volvo la sicurezza è sempre stata una priorità, cosa debutta sulla nuova Xc60?

«È stata la prima auto in assoluto a montare il City Safety. Oggi c'è l'anteprima mondiale della sterzata automatica, la manovra di emergenza che entra in azione se la frenata non basta a evitare l'ostacolo facendo scartare l'auto. È un importante passo verso la guida autonoma, ma è meglio parlare di guida assistita in attesa che le infrastrutture permettano di far diventar realtà quella autonoma che non è dietro l'angolo come pensano altri costruttori. Comunque, è importante che tutti ci muoviamo nella stessa direzione».

Dopo Xc60 sarà la volta della Xc40. Quando arriverà?

«Sarà un Suv compatto del segmento C, lungo 4,40 metri (Xc60 ha una lunghezza di 4,69, ndr), che verrà presentata a ottobre di quest'anno. È un modello molto importante per il mercato italiano dove puntiamo a conquistare un pubblico giovanile con il suo originale appeal fatto di forme e di colori e di avanzati sistemi di connettività. Oggi siamo un marchio molto orientato verso una clientela più matura e verso il mercato fleet; Xc40 dovrebbe portare un cambiamento, anche se i giovani non sono più così sensibili all'automobile».

Sempre pensando ai giovani, ci sarà un'erede della piccola «30»?

«Ci sarà a fine del 2019 una nuova V40, stesso pianale della Xc40, anche in versione Cross Country».

E il tema delle alimentazioni alternative?

«Dal 2019 avremo modelli completamenti elettrici con autonomie tra i 400 e i 500 km, diversi da quelli della gamma attuale sui quali lavoreremo nell'area dell'ibrido».

Volvo Cars ha appena presentato un bilancio record per il 2016. Sembra proprio che lavorare con i cinesi di Geely, i proprietari, funzioni molto bene e che questi, soprattutto, abbiano lasciato grande libertà a Volvo.

«Sì, abbiamo registrato un utile operativo pari a 1,2 miliardi di dollari. Della proprietà cinese siamo molto felici grazie alla loro lungimiranza che ha lasciato il comando in mano agli svedesi, senza lesinare negli investimenti. Del resto la stessa Geely sta beneficiando di tutto il nostro know-how per crescere sul mercato interno e prepararsi all'export delle sue autovetture. In questo senso, Volvo potrebbe essere decisiva nel mettere a disposizione una rete di assistenza. Avremo modo di riparlarne».

Come vede l'Italia e l'auto? E quello che le Case estere stanno facendo come lobby?

«La lobby per molti anni è stata fatta solo dal costruttore nazionale. Oggi tutti devono contribuire prima di tutto a far sì che le infrastrutture del nostro Paese diventino simili a quelle di gran parte dell'Europa».

È in arrivo il rinnovo dei vertici Unrae e lei sarebbe tra i candidati alla presidenza. Cosa si dovrebbe fare subito?

«Io sono un membro del consiglio direttivo dove siamo tutti convinti che ci sia molto da fare. Il mercato sta andando bene e non è più il caso di chiedere aiuti, ma di sedersi insieme al governo e decidere l'ammodernamento delle infrastrutture del nostro Paese.

È un passaggio indispensabile. Se poi riusciremo a creare concretamente la figura del Mobility Champion (chiesta da Unrae, ndr) e a nominare la persona sarà un fatto positivo, perché aiuterebbe il dialogo con le istituzioni».

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