La ribellione del campione

Organizzatori pazzi al Masters 1000 di Bercy. Jannik dopo la sfida finita quasi alle 3 di notte rinuncia al match del pomeriggio: "Penso alla salute"

La ribellione del campione
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Disse una volta Roger Federer: «Per fare il salto di qualità ho dovuto cominciare a dire di no». Succedeva quando era giovane e tutti lo volevano, in campo e fuori, e l'esempio è perfetto per Jannik Sinner, che ieri ha detto un bel «no» al delirio di Parigi Bercy. Il motivo? Evitare di rovinare i suoi piani: giocarsela alle Atp Finals di Torino e portare l'Italia alla conquista della Coppa Davis a Malaga. Così ragiona un campione, non a caso numero 4 del mondo. Per ora. Avete insomma presente quando qualche non appassionato, riguardo a una partita di tennis, vi chiede «ma quando finisce?». Ecco, che lui non sappia che la risposta è «potenzialmente mai» può essere giustificato, ma che questo sia ignoto anche agli organizzatori di un Masters 1000 pare incredibile. È vero, per carità, che Parigi Bercy è uno dei due tornei al mondo che non conosce il galateo di uno sport internazionale che parla di solito inglese per tutti (l'altro, ovviamente, è il Roland Garros: ah, la grandeur...). Ma almeno si dovrebbe sapere che mettendo sei incontri in un giorno sullo stesso campo finisce che si fa notte, con un torto ai giocatori e al pubblico che ha pagato il biglietto per una sessione chiamata serale.

E allora Jannik Sinner ha fatto bene: costretto a giocare mercoledì fino alle 2.37 del mattino contro McDonald e poi messo ieri in calendario alle 5 del pomeriggio, ha preso il cappellino e se n'è andato. Ritiro dal match contro de Minaur, com'è giusto che sia per un vero professionista che poi ha giustificato la sua decisione con un post anche perfino troppo soft: «Sono dispiaciuto: ho finito il match quando erano quasi le 3 del mattino e sono andato a letto solo qualche ora più tardi. Avevo meno di 12 ore per riposarmi e preparare la prossima partita. Devo prendere la decisione giusta per la mia salute e il mio corpo». Ecco, questo è il punto, come dice Paolo Bertolucci: «Alla salute e a corpo dei giocatori, ci pensa qualcuno?».

In passato il tema è stato affrontato anche da big come Nadal e Djokovic, ma la bulimia dello show business non ha freni e il problema sarebbe stato lo stesso se, mercoledì notte, avesse vinto McDonald. Tanto che, per rinforzare la decisione di Sinner, si è poi scatenato un diluvio di critiche nei confronti degli organizzatori francesi, che anche ieri hanno riproposto lo stesso calendario monstre. E Casper Ruud, già fuori dal torneo, è sceso in campo dalla parte di Jannik sui social: «Brava ATP. Applausi per il modo di supportare uno dei migliori giocatori del mondo, quando ha terminato il proprio incontro alle 2.37 del mattino e ha 14 ore e mezza per recuperare. Che cos'è, uno scherzo?».

Purtroppo no, ma alla fine Sinner ha vinto comunque. E chi ha contestato la sua rinuncia al girone di Davis a Bologna per prepararsi al meglio per il finale di stagione, ora capirà perché aveva ragione lui. Sì, lui, un campione.

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