Pioli, falsa partenza. Il Diavolo all'inferno con la beffa del Lecce

Calderoni in pieno recupero rovina la prima del tecnico. Curva muta, poi finisce tra i fischi

Pioli, falsa partenza. Il Diavolo all'inferno con la beffa del Lecce

Ha stupito il Lecce, non il Milan. Ha stupito tutti con quella ripresa colma di calcio e di corsa durante la quale per due volte ha raggiunto il Milan sgabbiato in avanti prima con Calhanoglu, il migliore dei suoi, e poi con Piatek arrivato dalla panchina a dare una scossa all'attacco rossonero rimasto intrappolato nei primi numeri di Leao. E il Milan, nonostante il cambio di panchina, non è riuscito a cambiare rotta in modo completo e definitivo. Ha illuso i suoi nei primi 20 minuti, ha guadagnato il vantaggio prima di tornare indietro, ai soliti limiti e difetti che il Lecce, coraggioso nella ripresa, li ha ingigantiti ed è riuscito a pareggiare una partita a pochi rintocchi dai titoli di coda. Compleanno amaro per Pioli a dimostrazione che nemmeno la presenza dei nuovi esponenti del mercato rappresenta la soluzione di tutti i problemi strutturali del gruppo.

Sono bastati 15-20 minuti per trasformare i fischi iniziali, indirizzati a qualche esponente della vecchia guardia, in applausi convinti a dispetto della curva in contestazione silenziosa. Pioli, accolto invece in un clima meno ostile e non solo per il suo compleanno numero 54, ha realizzato poche ma decisive modifiche all'impianto calcistico inseguito inutilmente da Giampaolo per 7 turni. Il suo è sempre un 4-3-3 ma non è statico perché ad esempio Calhanoglu, sulla carta terzo attaccante di sinistro, firma il suo secondo sigillo sulla carreggiata di destra (su lancio pilotato di Biglia) mentre Leao che si fa apprezzare per una partenza da centometrista pur dovendo fare il centravanti, ha l'istinto di sterzare sempre a sinistra, così come le due mezzeali, Paquetá e Kessie non si trovano mai dallo stesso lato. La conseguenza, non di poco conto, è che nel primo tempo, il Milan di Pioli ha realizzato, gol a parte, un gran numero di golose occasioni da gol, centrando più volte la porta difesa dall'ex Gabriel. Modesto solo il fatturato del risultato. L'unico che non è ancora riuscito a ricavarsi spazio vitale e a recuperare lo smalto antico è stato Suso che molti vorrebbero ai bordi del gruppo, invece che puntualmente in campo. Ma se tutti gli allenatori arrivati a Milanello lo hanno puntualmente scelto dev'esserci un motivo semplicissimo: ha talento che da qualche tempo però non si vede. Anzi in occasione del secondo pari del Lecce la sua palla persa diventerà argomento di ulteriori polemiche.

Il Lecce, stordito nel primo tempo dal ritmo e dagli attacchi rossoneri, ha tirato fuori nella ripresa orgoglio e carattere, per mettere la testa sopra il livello dell'acqua. L'ingresso di Farias è la premessa per guadagnare il rigore dopo il netto braccio di Conti sul cross del brasiliano siglato da Babacar ma sulla ribattuta dopo la respinta prodigiosa di Donnarumma. Nelle difficoltà il Lecce ha espresso il meglio, il Milan ha mostrato invece i noti limiti, già traditi nelle precedenti settimane quando ha affrontato le curve di una sfida. Pioli ha provato a trovare la soluzione con un paio di sostituzioni: fuori Leao, spento come un neon, e Paquetà, poco utile nella fase difensiva così da lasciare qualche varco di troppo alle repliche appuntite dei pugliesi, con Krunic. Calhanoglu, il migliore, ha scheggiato il palo su angolo e sfiorato più volte il bersaglio prima di ispirare nel finale il gol del raddoppio che ha illuso per la seconda volta San Siro.

Di Chalanoglu il merito nel servire un cioccolatino che ha consentito a Piatek di firmare il vantaggio momentaneo. A gelare lo stadio ha provveduto Calderoni con un sinistro dal limite che ha esaltato i tremila leccesi in curva.

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