Il problema c'è. Ed è grosso. Ieri lo si è capito non una, non due, bensì tre volte. La prima: quando i team, seconda sessione di libere, dopo uno scroscio di pioggia, sono rimasti fermi un'ora perché col cavolo che usciamo visto che abbiamo poche gomme da bagnato e Giove Pluvio potrebbe lacrimare anche in gara e noi allora che faremmo, ci giocheremmo il Gp in pantofole? Risultato: fischi del pubblico pagante giunto a Monte Carlo per guardare tante F1 e invece deliziato da tanti motoscafoni ormeggiati in porto. La seconda: i piloti alle 17 e 30 hanno illustrato ai media il mega sondaggio intergalattico con cui chiamano gli appassionati, per cui anche quelli con le dita in bocca che fischiavano, a dire la loro su cosa desiderano dalla F1 (prego accomodarsi su gpda.motorsport.com). «Così andremo con i risultati da Todt ed Ecclestone e gli diremo ecco, questo è quello che vogliono i nostri consumatori... cioè il pubblico». Dopo ieri, facile che una delle risposte più gettonate sia: «Magari vedere delle F1 che girano in pista...».
La terza inquietante dimostrazione che il problema c'è ed è grosso è giunta nel momento in cui, argomentando sui pro e contro delle proposte dello strategy group per ravvivare lo show (dal ritorno dei rifornimenti a più scelta di gomme) alcuni capi team hanno detto «sì, però non spetta a noi squadre dire che cosa serva a questo sport... spetta all'organizzatore, la Fia, e al promotore commerciale, la Fom di Ecclestone». Molto bene.
Quando non decidono s'arrabbiano, quando possono decidere preferiscono lo facciano altri.Molto bene. Quanto ai tempi, pioggia o non pioggia vola Hamilton, 7 decimi a Rosberg, poi a 1'' e rotti Vettel e 2 decimi dietro Kimi. Se non altro, le Rosse ci sono.
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