"Questa Roma può durare. Ma Trigoria è un groviera"

Rudi Garcia racconta come ha sorpreso tutto il campionato: "Siamo partiti forte e ci prepariamo a far bene più avanti"

"Questa Roma può durare. Ma Trigoria è un groviera"

È il tecnico del momento. Eppure Rudi Garcia era arrivato nella Capitale tra lo scetticismo generale, ma in un mese e mezzo ha risollevato la Roma dalle macerie rendendola una macchina imbattibile.

Garcia, la sua Roma vince sempre e subisce poco.
«C'è stato subito feeling e intesa con i giocatori, abbiamo lavorato per partire veloce, ma anche per fare bene più avanti. Diciamo che è un vantaggio per noi non giocare ogni tre giorni. Poi una squadra che ha un solo modo di giocare è limitata e a San Siro lo abbiamo visto: la Roma può fare cose diverse».

Già si parla di una Roma che può lottare per il titolo.
«La stampa mi fa sempre questa domanda, io dico sempre ai miei giocatori di pensare a vincere la prossima partita. Lo scudetto? Impossibile dire di vincerlo quando ci sono Napoli e Juve a due punti, per noi è più importante il gap di 7 punti sull'Inter quarta. Guardate l'Atletico Madrid: ha fatto 8 su 8, ma non è detto che vinca la Liga, ci sono Barcellona e Real».

Ha rigenerato Gervinho, «scaricato» dall'Arsenal...
«Questo vuol dire che è la testa che comanda tutto: è più maturo, ma soprattutto ha fiducia in se stesso e nella squadra».

E ha recuperato alla causa De Rossi.
«Quando è venuto a Trigoria dopo le vacanze, abbiamo parlato del suo futuro. Non si poteva perdere Daniele e lui ha deciso di restare anche quando lo United, a tre giorni dal campionato, ha contattato lui e la società. Segno che in questo mondo vale ancora la parola data».

Nessun giocatore parla male di lei.
«Per me che sono un istintivo, il rapporto individuale è importante. Penso che una buona stretta di mano e guardare una persona negli occhi serva».

Cosa pensa dello stadio chiuso per discriminazione territoriale?
«Il razzismo deve essere combattuto in tutte le maniere possibili e lo sport è la più bella scuola di vita perchè conta il talento, non il colore della pelle. C'è molto da fare, soprattutto nelle scuole e nelle piccole società dove ci sono i bambini che saranno i tifosi di domani. Poi con le telecamere possiamo prendere gli stupidi come accaduto in Inghilterra. In Italia c'è una cosa unica, il biglietto nominativo: sappiamo chi è dentro lo stadio, è più facile per la polizia».

È arrivato da semisconosciuto, ora ha più autostima?
«Vincere sette partite di fila aiuta, ma io ho sempre pensato ad altro. Ho fatto un lavoro tecnico e psicologico: il primo sull'identità di gioco, il secondo sulla testa dei calciatori insultati da alcuni stupidi che non si possono definire tifosi».

Cosa pensa di Conte?
«Ho una grande stima di lui perchè vince. L'ho incontrato ad agosto quando la Juve è venuta ad allenarsi a Trigoria prima della Supercoppa: abbiamo parlato 10 minuti, sufficienti per capire che un grande allenatore e una persona intelligente. Ama il calcio ed è un combattante, come la sua squadra».

Trigoria è un posto dove è difficile lavorare?
«È come quel formaggio francese con i buchi, si vede tutto quello che provi sul campo e lo puoi rivedere su Internet. Ma quando si lavora sulla partita, si rischia di perderla...».

Nei club che allena sceglie sempre un gruppo di saggi.


«Niente di più facile che parlare solo con un piccolo gruppo che con tutta la squadra. Io decido perchè sono il capo, poi ci sono giocatori con carisma che aiutano. Ma sulla formazione nessuna eccezione: la comunico due ore prima del match...».

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