Lo studente Raspadori e il nuovo Kean. È un'Italia turbo 2000

Il bravo ragazzo e il ribelle. Così diversi fuori e così compatibili in campo. Futuro e non solo

Lo studente Raspadori e il nuovo Kean. È un'Italia turbo 2000

Firenze. I nuovi gemelli del gol hanno sbriciolato la Lituania. Gemelli diversi per come si muovono sul campo e fuori. Giacomo Raspadori e Moise Kean sono il nuovo che avanza nell'Italia di Mancini, cilindrata 2000, bomber del terzo millennio.
Un gol e mezzo per il giocatore del Sassuolo, il primo tiro è stato deviato trasformandosi in autorete, doppietta per il figliol prodigo bianconero, rientrato alla Juve giusto poche settimane fa. Rapidità e potenza, scaltrezza e fisicità, regola ed eccezione: Raspa e Moise. Le nuovo modalità di accesso al gol per una Nazionale che soprattutto nelle precedenti due partite, pur creando molto, non era riuscita a vincere. Loro due in venti minuti hanno disintegrato le difese immunitarie dei lituani.
Il Sassuolo ha deciso di puntare forte su Raspadori, sgusciante come un'anguilla, ottimo come prima punta, ma all'occorrenza in grado anche di assistere un numero nove. Faccia da bravo ragazzo, senza creste e orecchini, sembra uscito da Happy Days, con un velo di timidezza tendente al rossore che in partita evapora: si avventa sui palloni con la rapacità di un Pablito moderno. Il paragone con Paolino Rossi è ricorrente.
Non solo: riesce a far giocare benissimo la squadra, coi suoi movimenti intelligenti. Giacomino cresce e studia, la vita infatti è una sfida continua: «A Coverciano avevo il libro di anatomia perché sto preparando l'esame che darò a fine di ottobre. Ho sempre pensato che gli studi potessero procedere di pari passo alla mia attività sportiva e così continuerò». Musica per le orecchie dei suoi allenatori, Mancini e Dionisi. Il Ct se lo coccola perché ci ha creduto portandolo addirittura all'Europeo ed è stato felice due sere fa nel vederlo segnare per la prima volta in azzurro.
Kean è un predestinato, il primo 2000 a esordire in A ed in Champions League, per la cronaca 16 anni e 9 mesi. Piemontese di Vercelli, genitori ivoriani, cresciuto ad Asti. Esuberante, pure troppo: ai tempi dell'Under 19 fu allontanato dal ritiro per motivi disciplinari. Tutto e subito, notorietà e grande calcio, un tritacarne: dalla Juve all'Everton, quindi il Paris Saint Germain, poi addio alla Tour Eiffel per riabbracciare casa sua, la Juve. A giugno la delusione cocente, escluso dagli Europei anche se Mancini glielo aveva spiegato che dopo non avrebbe chiuso le porte in faccia a nessuno. Ora Moise è tornato. Speriamo cambiato: «Sono di nuovo a Torino per crescere e con una nuova testa».

Ci vogliamo credere anche se un dubbio il ragazzo ce lo lascia nel rispondere ad una domanda dopo la gara: «Come si pronuncia il mio nome, Kin o Ken? Chiamami come vuoi tu... Kin va bene». Gelo. Moise è così, diverso da Giacomo, ma insieme formano una coppia devastante. Cilindrata 2000, Italia all'attacco.

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