È scontro nel mondo sportivo per la riforma dello sport che il Governo sta per approvare. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ieri nell'audizione al Senato ha lanciato l'allarme parlando di «serissimi problemi con il Cio» se venisse approvata la legge. Ma a stretto giro di posta gli hanno risposto i presidenti di cinque «grandi» federazioni invitandolo a firmare il contratto. Una ribellione.
Per Malagò su tre punti del ddl «ci sono dei problemi. A partire dalle modifiche nell'ambito delle competenze territoriali. Il Cio prevede espressamente che non si possa riconoscere un mero ruolo di rappresentanza ai presidenti sul territorio». La seconda criticità è legata al fatto che «non si può circoscrivere le competenze del Coni all'attività di alto livello perché una ragazza che oggi ha 14 anni, come è successo pochi giorni fa nei Mondiali di nuoto (Benedetta Pilato, argento nei 50 metri rana, ndr), può far parte sia dell'attività agonistica che giovanile». Malagò, ha precisato che «il Cio per la protezione di un Noc (comitato olimpico nazionale, ndr), può adottare la sospensione o il ritiro di tale Noc se qualsiasi atto sia di ostacolo all'attività o alla libera espressione del Noc stesso. E in tutto questo noi non siamo mai stati interpellati». Infine il terzo problema deriva dal fatto che «il Coni mantiene il potere di commissariamento su una federazione, ma c'è una società terza, la Sport e Salute, che ha potere di levare fondi: se qualcuno decide di togliere le risorse, il commissariamento è automatico». Poi ecco la nota firmata da Petrucci (Federazione Basket), Barelli (Nuoto), Binaghi (Tennis), Cattaneo (Pallavolo) e Gravina (Calcio).
«Quanto dichiarato da Malagò crea uno stato di disagio e turbamento non condivisibile». Dopo aver sollecitato un clima di collaborazione, l'hanno invitato «a sottoscrivere con immediatezza il contratto con la società Sport e Salute consentendo di dare attuazione ad una legge dello Stato già approvata».
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