Lo sport è movimento, il ciclismo è soprattutto vento. Lo sport è sudore e fatica, il ciclismo è soprattutto libertà. È anche attesa, surplace, azione rimandata e compressa, contenuta e domata. Il ciclismo in questi giorni è agli arresti domiciliari, bloccato negli Emirati Arabi, per due casi sospetti ma non accertati di coronavirus (il Dipartimento della Salute ha confermato che i primi 167 test effettuati sono tutti negativi) e per questo in via precauzionale è stata annullata il UAE Tour.
Da giovedì sera il ciclismo si è fermato. Tutti in albergo, tutti nelle proprie stanze, tutti controllati e sottoposti a test con i tamponi. Poi l'attesa per i responsi, per avere il via libera, che è arrivata ieri sera, per buona pace di tutti, che non ne poteva più di essere ai domiciliari nel lussuoso Crowne Royal Plaza di Abu Dhabi Yas Island, a due passi dal Ferrari World.
Tutto è cominciato con un'ambulanza e due macchine della polizia. C'è chi pensa: ci risiamo con i controlli antidoping, ma si comprende quasi subito che si ha a che fare con tutta un'altra storia.
No, questa volta è tutto diverso, tutto molto più complicato e preoccupante. Il personale medico indossa le mascherine e blocca le uscite, cominciano a circolare le prime voci. Si parla di Covid-19. La corsa è sospesa, nessuno può allontanarsi dall'albergo. Saranno effettuati dei controlli con i tamponi. C'è chi perde la pazienza e chi non ce l'ha mai avuta, ma non poteva essere altrimenti, per uno sport che si svolge sulle strade e per le strade. Il ciclismo è lo sport della porta accanto, della fontanella, della piazza che si fa stadio, anche se da queste parti non è esattamente così, visto il deserto che c'è nel deserto.
«Ho parlato con il Ministro Luigi Di Maio fa sapere il presidente della Federclismo -, ora prenderà in mano la questione il suo dicastero. La priorità è coordinarci bene per far rientrare il prima possibile il nostri connazionali (sono circa 200 su 600, questa mattina se non ci sono altri contrattempi i primi rientri, ndr). Casi positivi? Al momento nessuno, neanche i primi due che sembravano potessero esserlo».
Il ciclismo ha vissuto per due giorni in un limbo: in surplace. Ha trattenuto il fiato e ha atteso l'attimo, che poi significa fine del coprifuoco. Ora finalmente è arrivato il via libera. Il sciogliete le righe, dopo tanta attesa e preoccupazione. Anche se i dubbi restano, soprattutto per le corse di casa nostra: dalle Strade Bianche (7 marzo), alla Tirreno-Adriatico (11-17 marzo), senza dimenticare la Milano-Sanremo (21 marzo).
Mauro Vegni, l'uomo che dirige le corse Gazzetta preferisce non commentare. L'ha fatto un paio di giorni prima che scoppiasse il caso del coronavirus e le sue parole hanno creato un vero pandemonio. Questa volta preferisce che a parlare siano altri, soprattutto chi questa situazione d'emergenza la sta gestendo. «RCS Sport è coinvolta con eventi come le Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico ha detto lunedì scorso -. La speranza è che si possano svolgere regolarmente.
La Sanremo coinvolge invece zone che danno più preoccupazioni. Se la situazione non dovesse migliorare, sarebbero il Ministero dello Sport e il Coni a sospendere le manifestazioni nella zona lombarda e tra queste ci sarebbe chiaramente anche la Milano-Sanremo».PAS
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