La prima rosa tra Roglic e Dumoulin

Nibali cerca di limitare i danni nella cronoscalata di San Luca. È subito Giro spettacolo

La prima rosa tra Roglic e Dumoulin

Bologna Bisogna avere tempo e pazienza, per scoprire come andrà a finire, al termine di tre settimane di corsa lungo i 3.578 chilometri e oltre 47.000 metri di dislivello in 21 tappe. Bisogna avere tempo e pazienza, perché la fretta è cattiva consigliera e non è propria dei cacciatori di grandi giri, che per dote hanno anche la perseveranza, la resistenza e il recupero.

Bisogna avere tempo e ritmo, per affrontare questo Giro numero 102 che scatterà questa sera da Bologna con la cronoscalata di San Luca. Il tempo, questo è il filo rosa che accompagnerà e condizionerà la corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo. Il tempo che scandisce lo scorrere dei giorni e dei chilometri, ma che segna anche il tempo del cronometro.

Ne sa qualcosa il nostro Vincenzo Nibali, che nel 2017 ha chiuso il Giro sul terzo gradino del podio a soli 40 dal trionfatore Tom Dumoulin, capace di essere super nelle prove contro il tempo e inesauribile lottatore quando la strada incominciava a salire.

Il peso delle cronometro fu determinante: sui 69,1 km contro il tempo dell'edizione numero 100, l'olandese portò via al siciliano più di tre minuti (3'01, per la precisione) e visto che anche quest'anno il peso delle prove contro il tempo è consistente (59,8 km suddivisi in tre tappe) è ragionevole attendersi quasi lo stesso copione, con Dumoulin e Roglic pronti a scattare dai blocchi a tutta velocità, per poi cercare in tutti i modi di resistere al ritorno di passisti scalatori del calibro di Nibali, Miguel Angel Lopez, Simon Yates, Mikel Landa o Davide Formolo.

Si parte questa sera, all'imbrunire, con la crono inaugurale di Bologna (8 km), che terminerà sul Colle di San Luca, con due chilometri che hanno una pendenza media del 9,7% e punte del 16% alla Curva delle Orfanelle.

È un Giro che piace un sacco ai cronoman di alta montagna come Dumoulin e Roglic, e non toglie speranze ai passisti scalatori, anche se saranno costretti a partire fin da subito con l'handicap. Oltre al nostro Nibali, come detto, ci sperano il colombiano Miguel Angel Lopez, il 25enne dell'Astana che riparte dal 3° posto del 2018 (bissato alla Vuelta). Lo stesso discorso vale per il basco Mikel Landa, terzo al Giro del 2015. E poi c'è lui, il britannico Simon Yates, che un anno fa recitò per due terzi del Giro la parte dell'assoluto protagonista: 3 tappe vinte e 13 giorni in rosa, prima di sprofondare nel tappone del Colle delle Finestre sotto i colpi di Chris Froome.

Cinque gli arrivi in salita. Da capogiro il penultimo weekend, con quattro giornate divise dal riposo.

Il Gran Paradiso con l'arrivo inedito di Ceresole Reale (oltre 2000 metri). La tappa di Courmayeur, breve e tosta, con arrivo davanti alla funivia che porta al Monte Bianco. E poi il Lombardia d'Italia, con Ghisallo, Colma di Sormano e Civiglio nel giorno di Como. E, dopo il riposo, 5700 metri di dislivello per scalare in sequenza il Gavia (2618 metri) dal versante bresciano, e il Mortirolo, sempre da Mazzo. Per chiudere ogni discorso, prima della crono finale di Verona, il traguardo inedito di Croce D'Aune, dopo 5200 metri di dislivello con Manghen e Rolle.

Per gli

uomini sprint ci sarà da sudare e mettersi all'opera fin da subito. La nostra freccia tricolore è il campione d'Italia Elia Viviani: dovrà vedersela principalmente con Gaviria, Ewan, Demare, Ackermann e Giaocomo Nizzolo.

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