Scommesse, illeciti e furberie Il pallone rotola in discarica

Non c’è pace per il calcio: dall’inchiesta sulle combine alle operazioni sui titoli della Lazio. E ora 11 ex-calciatori del Parma di Tanzi coinvolti nel processo per bancarotta

Scommesse, illeciti e furberie Il pallone rotola in discarica

Lunedì dodici marzo si andrà a sentenza di appello su Lotito, presidente della Lazio, il qua­le, stando al primo grado del processo, è colpevole di opera­zioni illecite sui titoli azionari del club biancoazzurro. Il pro­curatore generale ha chiesto la conferma della condanna a due anni. Sempre ieri, undici ex calciatori del Parma, da Asprilla a Veron, da Dino Baggio a Thuram, a Crespo, ri­sultano coinvolti nel concorso di bancarotta finalizzata alla distra­zione di denaro per una somma di dieci milioni di euro. Per comple­tare la giornata alla «parmigiana» aggiungo che lo stesso club e l’ita­lobrasileiro Amauri, insieme con tutta l’orchestra di procuratori,di­rettori sportivi e affini, sono sotto inchiesta per un giro di denaro, tre milioni e mezzo di euro, nel­l’anno Duemilauno, che portò il calciatore, in cambio della suddet­­ta cifra, dal Napoli al Parma, nono­stante lo stesso attaccante fosse svincolato dal club partenopeo, dunque «gratuito».

La commedia prevede altri atti: l’idea del piemme Di Martino che propone un’amnistia sullo scan­dalo­delle scommesse ha provoca­to l’immediata reazione del palaz­zo ( Petrucci in testa: «Ipotesi irrea­lizzabile »). Il caso Bonucci, ulti­mo nella lista dei si dice e si scrive sulle scommesse di cui sopra, è un altro sacco di immondizia nel­la discarica che è ormai diventato il football. Non c’è zona chiara che non venga oscurata da una nu­vola grigia, anche se, come d’abi­tudine, il Paese gioca la sua parti­ta, divide i contendenti, i ladri e i derubati, gli onesti e i disonesti. L’ultimo turno di campionato ha accentuato i livelli di inquina­mento, errori arbitrali, sviste cla­morose, ingiurie, aggressioni, ger­go da galera. Tra tutte le scene da saloon, «Milan-Juventus è stato uno spot contro il calcio». Lo ha detto Antonello Valentini diretto­r­e generale della Federazione ita­liana giuoco calcio, parole che ri­flettono il senso di imbarazzo e di fastidio di chi ama davvero il foot­ball e non ne è interessato soltan­to dagli aspetti speculativi, di marketing o di classifica.

Il calcio italiano, sconfitto due volte nella corsa all’organizzazio­ne dei campionati europei, il cal­cio italiano, intossicato dallo scan­dalo del Duemilasei ( chi lo ha defi­nito «calciopoli», ricopiando, co­me una scimmietta, «tangentopo­li », per ignoranza non ne conosce il significato etimologico, una co­sa è «la comunità delle tangenti» ma che significa «la comunità del calcio»?) si è incattivito, così co­me la politica è diventata insulto e aggressione dopo tangentopoli. Di certo credo che si sia arrivati al punto estremo, di massima esa­sperazione, con la complicità del­la stampa, scritta, televisiva e ra­diofonica, faziosa, incolta, di par­te, perché altrimenti non ricono­scibile dal popolo bue (un giorno ci si dovrà anche occupare degli ex calciatori che, in corteo, hanno preso il posto dei giornalisti nelle grandi emittenti, senza alcuna re­sponsabilità e con rarissima fre­quentazione della grammatica) e con il protagonismo dei dirigenti che parlano di riforme, gli stessi at­tori, sepolcri imbiancati, graziati dagli scandali, del sistema che ha portato a queste conseguenze. Lo sport che si esalta per le vittorie delle squadre italiane nei tornei Uefa è lo sport che, un minuto do­po, sputa, vomita contro le stesse squadre.

Il calcio non critica, in­sulta, il calcio non accetta il verdet­to, lo respinge, il calcio del campo è rimasto uguale a se stesso da sempre ma è cambiato il teatro, non ha capito che la genuflessio­ne alle televisioni (comprensibi­le, letti certi bilanci disastrosi) comporta anche la caduta del bur­qa dietro al quale fino a ieri si era nascosto. Sarebbe bello, ad esem­pio, come ha suggerito il presiden­­te dell’Uefa, che nei casi dubbi, ri­gori, gol fantasma, falli violenti, l’arbitro, oltre a consultarsi con i suoi assistenti, si rivolga ai diretti interessati, chiedendo loro la veri­tà.

L’eventuale menzogna, sco­perta con le immagini televisive, scagionerebbe il giudice e con­dannerebbe il bugiardo, imme­diatamente punito. Senza scanda­li. Qualcuno crede che allenatori, dirigenti e calciatori siano dispo­nibili e disposti a questa svolta «ci­vile »? Alla prossima.

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