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«Per sradicare l’integralismo vanno ripuliti i libri di scuola»

«Per sradicare l’integralismo vanno ripuliti i libri di scuola»

nostro inviato a Tunisi

Lui ci ha provato, ha vinto e ora è più che mai convinto: «Per sradicare l'Islam conservatore bisogna intervenire nelle scuole, occorre ripulire i libri di testo dalla propaganda integralista». Un'operazione drastica, capillare e pericolosa. Mohamed Charfi l'ha condotta in Tunisia tra 1989 e il 1994 quando era ministro dell'Istruzione. Oggi è uno degli esponenti di spicco della cultura musulmana moderata: è uno dei 16 saggi scelti all'Onu per la commissione sul dialogo interreligioso. Emarginato dal presidente Ben Ali, Charfi è stato costretto ad abbandonare la vita politica, ma, come spiega in questa intervista concessa al Giornale, continua a battersi perché altri Paesi seguano l'esempio della Tunisia.
Non è rischioso sfidare gli imam oltranzisti?
«Certo. L'intimidazione è la loro arma. Ai tempi della mia riforma mi accusarono di insultare l'Islam, che è uno dei "peccati" più gravi per un musulmano. Ancora oggi non perdono occasione per insultarmi. Ma non bisogna cedere».
La propaganda islamica è presente soprattutto nei libri di storia...
«Si sbaglia: anche di educazione civica, di religione, persino di letteratura, di fatto in tutte le materie».
Anche in aritmetica?
«Sì, e dalle elementari. Ad esempio, per insegnare le sottrazioni un maestro laico spiega: hai tre rose, una la dai alla tua mamma, quante te ne rimangono? Un maestro islamista userà altre immagini: hai una pistola con tre proiettili, nei hai usato uno per uccidere il tuo nemico, quanti te ne rimangono?».
Da non credere...
«Il discorso religioso è sempre presente. Che cos'è una buona azione? Partecipare alla costruzione di una moschea. Bisogna leggere un testo? Si sceglie un versetto del Corano anziché una favola per l'infanzia».
Perché siamo arrivati a questo punto?
«Perché il sistema scolastico nei Paesi arabi è erede delle vecchie scuole religiose. Tradizionalmente l'insegnamento è religioso e lo Stato non ha mai creato un proprio sistema indipendente. Da 14 secoli lo Stato è l'Islam».
Dunque l'arretratezza dell'Islam nasce dalla scuola...
«Certo, rispecchia l'insegnamento di mille anni fa. Ma sarebbe sbagliato credere che la situazione sia immutabile».
Ovvero?
«Ce lo dimostrate proprio voi europei. Nell'anno mille i cristiani erano progrediti? I vostri regimi erano democratici? Non applicavate le punizioni corporali? E l'inquisizione? E le Crociate? Tutto avveniva in nome della religione. Ma se oggi dicessi che il Cristianesimo è una religione sanguinaria commetterei un'ingiustizia. Il pensiero cristiano si è evoluto. Ci sono nuovi testi sacri? No, i Vangeli sono quelli di sempre, ma il pensiero religioso dei cristiani si è evoluto ed è compatibile con la modernità».
E l'Islam è capace di percorrere lo stesso cammino?
«Assolutamente sì. L'unico vero ostacolo è rappresentato dai fondamentalisti, ma è normale che ci siano resistenze. La lotta è resa difficile dal fatto che gli islamisti si arrogano il diritto di parlare a nome di Dio; chi dissente è contro Allah».
Eppure gli integralisti ottengono sempre più consensi, come lo spiega?
«Gli integralisti sono gli unici che finora hanno dato una risposta al diffuso malcontento della popolazione. Sono molto aggressivi e nessuno li contrasta. È questo il problema. Ci vorrebbe un leader moderato e carismatico che andasse in televisione a dire che il califfato, mitizzato nei testi scolastici, non ha senso perché siamo in un regime repubblicano. Quando sentono questi discorsi i fondamentalisti diventano furiosi e ti accusano di essere un miscredente. Eppure è quel che la maggior parte della gente si aspetta dai politici: qualcuno che li aiuti a uscire dalla schizofrenia, chiamando le cose con il loro nome.

Ma bisogna averne il coraggio e oggi è quel che manca».

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