La stanza di Mario Cervi

Egregio Dott. Cervi, abbia pazienza e mi tolga una curiosità. Tutti si rivolgono a lei chiamandola Dottore, tant’è che anche io, come vede, mi adeguo. Orbene, premesso questo, potrei chiederle in quale disciplina, a suo tempo, ha conseguito la laurea? È una curiosità in quanto non vedo perché io debba rivolgermi a lei chiamandola dottore e lei mi debba far firmare omettendo il mio titolo accademico conseguito nel lontanissimo 1961. Abbia pazienza, se è dottore lei lo sono anche io, questo per «par condicio» e per null’altro. Premesso questo (non mi deluda però, mi risponda, d’accordo?) vorrei farle giungere il mio totale dissenso riguardo l’intervista rilasciata a Nicolò Mulas Marcello su «Il valore dell’Unità» e pubblicata alle pagine 52 e seguenti di Dossier, allegato al Giornale del 23 marzo.

Lei continua a sostenere che «nella struttura dello stato furono immessi moltissimi meridionali», che «il Meridione si è impadronito dell’amministrazione italiana», che «questo revisionismo ci sta portando a presentare il Regno delle Due Sicilie come modello di efficienza» cosicché «l’esercito di Franceschiello assume i connotati di una intrepida armata prussiana», che «Pio IX non è più un metro cubo di letame» ma «è vittima di un intollerabile sopruso» e il Regno borbonico «viene assolto dall’accusa di essere un oltraggio alla religione, all’umanità e alla decenza»... Non le sembrano, le sue, argomentazioni da quattro soldi?
Napoli

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