la stanza di Mario CerviI graffitari che deturpano la Storia sono una vergogna mondiale

Egregio dottor Cervi, ricordo di aver visto a Siracusa, molti anni fa, un monumento dedicato ai caduti delle guerre coloniali. L'ho cercato su internet finché l'ho trovato. Ebbene, mi sono cadute le braccia. Il bellissimo monumento in marmo bianco era ricoperto di segnacci a colori tracciati con lo spray, di immagini oscene, di frasi scurrili. Una delle statue era stata mutilata. Ho capito perché siamo governati da una manica di ladri e perché la campagna elettorale si è trasformata in indegna gazzarra. Un Paese che non ha rispetto per il proprio passato non merita di più. Resto del parere che la forma di governo adatta per l'Italia sia la dittatura. La democrazia è per i Paesi evoluti, non per i barbari.
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Caro Trovato, deploro con la sua stessa indignazione la becera e distruttiva ignoranza di chi deturpa edifici e monumenti anche insigni e lo fa in una sorta di delirio vandalico privo d'una qualsiasi razionalità. I graffitari agiscono sotto l'impulso di oscuri e torvi rancori verso la società in cui vivono - spesso come parassiti - e verso ogni forma di civiltà. Ai loro insensati sgorbi dedicano, magari nottetempo e con molta fatica per raggiungere il luogo del misfatto, una dedizione che, se riservata a occupazioni serie, contribuirebbe a risollevare l'economia italiana. Nessun rispetto per nulla, nemmeno per la memoria di caduti valorosi. Dalla constatazione di questi scempi lei perviene alla conclusione che l'Italia possa essere governata soltanto da una dittatura. A questo punto devo osservare che se il suo criterio fosse applicato a livello internazionale saremmo circondati, nel nostro Occidente, da tante dittature. Perché anche nelle nazioni europee storicamente più blasonate - un club al quale l'Italia appartiene di diritto - la furia selvaggia dei writers esteri ha poco da invidiare a quella nostrana. Escludo la Svizzera, immune dal contagio. La Germania porta nello scempio le sue peculiarità (si disse che i tedeschi, se fossero andati in treno a fare la rivoluzione, avrebbero pagato il biglietto). Il morbo graffitaro tuttavia dilaga. Sono favorevole alle più severe punizioni dei forsennati imbrattatori.

Ma il deficit italiano di civismo lo vedo piuttosto nel mancato rispetto che cittadini considerati perbene hanno verso ciò che è pubblico, lo vedo nei ragazzotti in motocicletta senza casco, lo vedo nell'evasione fiscale, lo vedo nei comportamenti di molti «servitori dello Stato» che invece se ne sentono padroni. Per i graffiti siamo suppergiù nella media, per il resto - a mio avviso - non lo siamo.

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