la stanza di Mario CerviUn Natale sobrio per forza è più triste di quello opulento per noia

La Coldiretti comunica: la crisi porta giù la spesa del 3,7 per cento, dell'8,6 per regali natalizi. Sembrerebbe una brutta notizia, invece non lo è. La corsa pazza in occasione di queste festività a comprare cose banali e superflue che l'ipocrisia ci obbliga a regalare per rientrare nelle regole dettate dal consumismo sta fortunatamente allentandosi. Spero che nell'impossibilità di continuare a delegare a oggetti inutili l'espressione dei nostri sentimenti, la crisi ci dia l'opportunità di scoprirne di più autentici.
Roma

Caro Pinos, i filosofi hanno capito già millenni o secoli or sono che dalla sofferenza vengono insegnamenti preziosi. Il tourbillon di regali e di abbuffate che caratterizza le feste religiose non incoraggia né alla discrezione né alla meditazione. Io farei volentieri a meno dei ricorrenti trionfi consumistici. Capisco tuttavia che la mia opinione non sia condivisa da chi in quei trionfi trova onesto lavoro e legittimo guadagno. Dovremmo tutti darci una calmata, è vero, nell'imperversare dei doni natalizi. Lei ritiene che le ristrettezze dell'oggi debbano essere considerate un vantaggio, e che magari debba essere espressa riconoscenza ai professori bocconiani per lo sforzo con cui vogliono condurci sulla via della virtù. Sì, certe orge spenderecce sono offensive. Avrei tuttavia preferito che gli italiani le evitassero per autocontrollo e disciplina civica, non perché messi dalla mancanza di denaro nell'impossibilità di abbandonarvisi. La dieta è buona e salutare se deriva da una scelta volontaria di chi la pratica. Se invece deriva dalle tasche vuote e dal frigorifero di conseguenza vuoto, è una tragedia.

Giusto il suo auspicare che i sentimenti trovino espressione più nobile dello scambio frenetico di pacchi e pacchettini. Ma temo che lo stomaco vuoto e il conto bancario in rosso non inducano ad alte riflessioni sull'immortalità dell'anima, e inducano piuttosto ai vaffa di stampo grillesco.