la stanza di Mario CerviVincolo di mandato, buon deterrente contro i politici voltagabbana

Nel marasma della promesse che tutti i partiti stanno facendo se governeranno, noto quelle del Centrodestra (in forte rimonta) che dicono: ridurre il numero dei parlamentari e gli emolumenti degli eletti; rimanere in carica per un massimo di due legislature; eliminare il finanziamento pubblico ai partiti; cancellare l'Imu. Tutto bene, ma ritengo anche prioritario modificare l'articolo elettivo della Costituzione da «senza vincolo di mandato» a «occorre il vincolo di mandato». Se uno non è più d'accordo con la propria parte politica se ne deve andare! Ciò avrebbe evitato il giochino di Fini che ora pretende la firma di non tradimento dei suoi eletti. Figuriamoci, proprio lui!
Milano

Caro Bonacina, lei ha riassunto ottimamente ciò che gli italiani vorrebbero e che, nel fervore d'una campagna elettorale, i partiti s'affannano a promettere. Sono d'accordo con lei anche per quanto riguarda la norma costituzionale che consente ai parlamentari d'esercitare i loro compiti «senza vincolo di mandato», ossia senza l'obbligo di rimanere coerenti con i loro schieramenti e con i loro impegni verso gli elettori. Dal che derivano i più spudorati vagabondaggi tra sigle e ideologie. Lei cita Fini, ma l'elenco dei migranti è lunghissimo. Chi cambia casacca, lo penso anch'io, dovrebbe lasciare il seggio. Tuttavia, come accade per quasi tutte le scelte, anche questo divieto può suscitare, ripensando al passato, qualche perplessità. Nel gennaio del 1947 Giuseppe Saragat lasciò il Partito socialista di Nenni, agganciato al togliattiano Pci, e fondò il socialdemocratico Partito socialista dei lavoratori italiani. Seguirono Saragat 52 deputati su 115. A quella scissione diedi la mia entusiastica approvazione quando avvenne, e continuo a darla in sede storica. Separandosi dal suo partito e fondandone uno nuovo senza dimettersi, Saragat e i suoi resero un buon servizio all'Italia. Con uno stringente vincolo di mandato non avrebbero potuto farlo, almeno non come lo fecero.

Lei mi potrà obbiettare che un evento epocale come la scissione socialista non può essere apparentato al saltabeccare dei furbastri. Ha ragione. Ma non è sempre facile stabilire il confine tra un atto civicamente lodevole e un atto miserevole.

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