Sui marò sbaglia, ma Borzani non è uomo «della» sinistra

(...) E, come spesso accade ed è accaduto, ad esempio con l’emozionante serata organizzata insieme a Sergio Maifredi per la proiezione di Katyn, o con una serie di incontri con Marcello Veneziani o anche con tanti autori e relatori scelti insieme al Giornale, Borzani l’ha dimostrato con i fatti.
Così come l’ha dimostrato nel bellissimo intervento il giorno che abbiamo presentato l’ultimo libro di Arrigo Petacco sui soldati italiani che non cambiarono bandiera durante la guerra. Ecco, quando un amministratore pubblico a cui viene assegnata la cultura parla con questi toni, quello è il mio amministratore. Anche quando, magari, non la pensa in tutto e per tutto come me.
Fra qualche giorno, si replica. Perchè, all’interno della terza edizione de La storia in piazza, in programma a Palazzo Ducale dal 29 marzo al primo aprile, dedicato alle migrazioni, funzionerà allo stesso modo. Nonostante la data, non è un pesce d’aprile. E il tema - che avrebbe potuto prestarsi a un discorso a senso unico su quanto sono maltrattati i migranti dai cattivi occidentali - persino nonostante alcune presenze che personalmente non mi fanno per nulla impazzire, su tutti Moni Ovadia, è sviscerato da vari punti di vista. E, durante i quattro giorni del Ducale, ci sono anche altre storie. Soprattutto, storie altre.
Si parte proprio venerdì 30, nel secondo incontro del ciclo, alle 9, quando Raoul Pupo, docente di storia contemporanea dell’Università di Trieste si occuperà degli esuli giuliano dalmati, parlando di «Istria, tra esodo ed esilio», titolo rivoluzionario in una città dove, fino allo scorso anno, un assessore comunista pensava di parlare di Foibe nel giorno del Ricordo invitando una storica negazionista.
Sempre venerdì 30 marzo, alle 16 Bernd Faulenbach, professore onorario dell’università della Rurh di Bochum che, al di là del nome che sembra un codice fiscale, pare sia un’autorità in materia, racconterà «La grande fuga. L’espulsione dei tedeschi dell’Est dopo la seconda guerra mondiale», una delle maggiori tragedie rimosse del secolo scorso. Tragedia anche umana, raccontata alla perfezione da un film come Le vite degli altri, che andrebbe proiettato in ogni scuola.
Altro giro, altro genocidio. Di Armenia, proprio al Ducale e proprio con Borzani, abbiamo parlato insieme ad Antonia Arslan, presentando la sua Masseria delle allodole. E di Armenia si parlerà anche durante questa edizione de La storia in piazza, sabato 31 marzo alle 15, quando Marcello Flores, docente di storia comparata all’università di Siena, interverrà sul tema «Genocidio nel deserto. Gli armeni».
Altro giorno, altra storia politicamente scorretta. Domenica primo aprile alle 17 tocca a Marco Buttino, docente di storia dell’Europa orientale all’Università di Torino in un incontro sul tema «Senza diritto di ritorno. Deportazioni e migrazioni in URSS».

Incontro preceduto, alle 15, da quello con il magistrato Paolo Borgna su «Nuove migrazioni tra solidarietà e legalità».
Ecco, quella parola «legalità», quel parlare di doveri in una città dove normalmente si parla solo di diritti è già una rivoluzione. Borzaniana.

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