Superboss della camorra ma si fingeva pazzo e incassava la pensione

Il potente boss della camorra napoletana, Giuseppe Gallo, 33 anni, arrestato all'alba di ieri dalla Guardia di finanza, ha perso in un solo colpo tre benefici: il privilegio di essere agli arresti domiciliari, la villa nel Basso Lazio dotata di piscina olimpionica e la pensione di invalidità. Prego? Viene da chiedersi, che cosa se ne fa un capo camorra, ricco, proprietario, tra l'altro, di appartamenti lussuosissimi, dell'assegnuccio mensile di qualche centinaio di euro erogato dall'Inps? Così, ad occhio e croce, la notizia potrebbe sembrare falsa. E invece no: Gallo, arrestato con altri 80 indagati, nell'ambito di una indagine per associazione mafiosa, traffico internazionale di droga e riciclaggio di denaro sporco è stato prelevato dall'Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) e sbattuto in cella.
Grazie a preziose complicità (personaggi non ancora identificati), Gallo era riuscito ad ottenere lo status di malato di mente. Ciò gli ha consentito di percepire la pensione di invalidità, 699 euro mensili, che incassava la madre, come indennità di accompagnamento. Naturalmente, il boss Gallo non aveva bisogno né dell'assegno erogato dall'Inps, né dell'accompagnamento dell'anziana madre perché gode di ottima salute. Semplicemente, il capo camorra è diventato un falso invalido, allo scopo di ottenere benefici processuali a cautelari. Spiegano i pm della Dda napoletana che «le intercettazioni ambientali e telefoniche oltre alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno dimostrato il carattere simulato dei suoi disturbi mentali...».


Nella villa in stile hollywoodiano Gallo ha guidato il clan per lungo tempo, diretto i suoi gregari all'acquisto di ingenti partite di droga. Poi la latitanza, che sarebbe stata coperta dall'ex direttore dell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa (Caserta) Adolfo Ferraro (tra gli 81 arrestati).

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