«O gni giorno vediamo scene assurde. Gente che dovrebbe stare a letto con l'influenza e invece è sul tetto a posare piastrelle, oppure a tagliare il prato. O come quel dipendente in malattia col mal di schiena: lo abbiamo sorpreso in tuta da operaio a sollevare mattoni nel vialetto di casa... E non aveva intenzione di interrompere il lavoro: semmai era in ufficio che non voleva tornare». Cronache dalla prima linea in cui operano i medici di controllo al servizio dell'Inps, come testimonia Claudio Palombi, presidente dell'Associazione nazionale dei medici fiscali (Anmefi). Eppure tre imprenditori su quattro si dicono scettici sull'efficacia delle visite (indagine Gidp tra 4.300 direttori del personale). «Nel 2013 abbiamo ridotto le prognosi per oltre 138mila giorni, con risparmi per le aziende e per lo Stato di svariati milioni di euro. Ci sono regioni del Sud in cui la riduzione arriva fino al 40%. Guardiamo il dato in positivo: con le risorse che abbiamo è già un ottimo risultato essere riconosciuti garanti del rispetto delle regole per il 25% dei responsabili d'impresa. Specie da quando s'è abbattuta su di noi la scure dei tagli».
Da quasi due anni, per ragioni di spending review , l'Inps ha sospeso le visite fiscali d'ufficio per i lavoratori del settore privato, lasciando operative solo quelle richieste (e pagate di tasca propria) dai datori di lavoro. Il budget per il servizio di medicina fiscale è stato dimezzato dai 50,6 milioni di euro del 2012 ai 22,3 milioni del 2013. Con la conseguenza che si è passati da 78.700 visite d'ufficio mensili alle 5mila del settembre scorso. In totale, nel 2012 le visite di controllo d'ufficio erano 905mila, mentre nel 2013 si sono ridotte a 340mila. «Una mossa del genere è del tutto irrazionale e annulla ogni effetto deterrente - denuncia Palombi -, visto che fino a tre anni fa l'incremento delle visite aveva ridotto l'assenteismo facendolo allineare ai parametri europei. Non risultano poi, nei calcoli dell'Inps, le somme recuperate con le sanzioni ai lavoratori per assenza al domicilio al momento del controllo (dal 20 al 30% dei casi), che prima dei tagli si aggiravano sui 20 milioni l'anno».
Insomma, lo Stato fa la voce grossa contro i fannulloni ma chiude il portafogli quando si tratta di passare all'azione. Proprio alla vigilia della «rivoluzione» annunciata per il 2015 in tema di contrasto all'assenteismo. Nel disegno di legge per la riforma della Pa è stato appena inserito un emendamento del senatore Pd Giorgio Pagliari, che accelera il passaggio a un polo unico della medicina fiscale conferendo all'Inps la piena competenza sui controlli (adesso nel pubblico impiego le verifiche spettano alle Asl). Forse già questa settimana potrebbe cominciare il voto sul provvedimento, con l'obiettivo di far entrare in vigore le nuove regole entro la primavera, sebbene i tempi per la loro applicazione «a regime» si preannuncino molto più lunghi. «È un primo passo in avanti - riconosce Palombi -, siamo pronti a raccogliere la sfida. A patto che ci vengano date le risorse e gli strumenti necessari. Ora ci auguriamo la stabilizzazione economica dei 1.250 medici fiscali iscritti nelle liste a esaurimento, finora impegnati senza tutele». Dopo il taglio delle visite d'ufficio, infatti, i dottori lamentano di non riuscire ad arrivare a fine mese. Lavorano in esclusiva per decreto e la loro retribuzione dipende dal numero di visite, al massimo sei al giorno. Nei feriali percepiscono 41 euro, nei festivi 52 (28 o 39 euro se la visita non viene eseguita), rimborsi per trasporti esclusi.
La svolta verso il polo unico dei controlli appannaggio dell'Inps fa affidamento sulla tecnologia del data mining (la scelta informatizzata di chi sottoporre ai controlli) e delle valigette informatiche, già in dotazione dei medici per redigere il verbale della visita fiscale e trasmettere il risultato all'Inps in tempo reale. Con il sistema applicativo Savio, inoltre, è possibile distribuire in maniera efficace le visite per ciascuna sede. Resta però il nodo delle coperture. Un anno fa il direttore generale Inps Mauro Nori, ascoltato alla Camera, si era detto disponibile ad assumere l'onere delle verifiche sugli statali purché fosse stanziata la cifra di 70 milioni di euro, che corrisponde ai fondi attualmente a bilancio delle Asl.
Sull'onda dell'indignazione per lo scandalo dei «pizzardoni» della Capitale, però, il neopresidente dell'Inps Tito Boeri ha aperto alla possibilità di farsi carico dei controlli alla metà del costo, ovvero con 35 milioni. Basteranno a risollevare per davvero la guardia anti fannulloni?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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