Taranto, otto morti sospette all’ospedale

Forse somministrato anestetico anziché ossigeno ai malati in terapia intensiva

Taranto, otto morti sospette all’ospedale

da Roma

Doveva essere un reparto modello. Potrebbe essersi trasformato in una fabbrica di morte. E tutto per uno sbaglio. Un banale errore di manutenzione. Otto i casi sospetti secondo i carabinieri mentre per i medici solo uno dei pazienti sarebbe morto per un «incidente», gli altri sette sarebbero deceduti per l’aggravarsi della malattia.
Teatro della possibile strage l’ospedale civile di Castellaneta, in provincia di Taranto. E più precisamente l’Unità di terapia intensiva. L’allarme è scattato ieri dopo l’improvvisa morte di un cardiopatico di 69 anni. Secondo quanto accertato dai carabinieri, che hanno posto sotto sequestro un’apparecchiatura utilizzata nell’Unità intensiva coronarica, il paziente sarebbe stato sottoposto a ventilazione forzata, ma per un errore nella manutenzione dell’apparecchiatura, invece che all’ossigeno, l’impianto era collegato a un gas anestetico.
È stato il direttore sanitario ad avvisare i militari dell’accaduto. Il reparto era stato inaugurato lo scorso 20 aprile. Secondo fonti dell’ospedale la causa delle morti sarebbe stata la somministrazione attraverso un tubo ai pazienti di protossido di azoto (usato come anestetico) al posto di ossigeno, da una macchina dell’Unità di terapia intensiva coronarica.
L’unità era stata inaugurata solo 12 giorni fa, benché la struttura fosse pronta da diverso tempo, ma tardava a entrare in funzione per mancanza di cardiologi. Praticamente da quando è entrata in funzione sono cominciati i problemi, così che si è registrata quasi una morte al giorno.
Dopo l’ultimo decesso avvenuto ieri è intervenuto personale dell’ufficio tecnico della Asl che ha accertato le ragioni di quanto stava accadendo. Fino a ieri sembra che i decessi fossero stati attribuiti alle condizioni particolarmente gravi dei pazienti. E questa è la tesi sostenuta con fermezza anche dal primario di cardiologia dell’ospedale, Antonio Scarcia: «La macchina dell’Unità di terapia intensiva coronarica che avrebbe causato la morte di un paziente è stata usata oggi (ieri per chi legge, ndr) per la prima volta. I decessi avvenuti nell’unità in tutto sono stati otto, ma per sette di loro la morte è verosimilmente riconducibile alla gravità della patologia di base».
Del caso si sono subito interessati il presidente della Regione, Nichi Vendola, e l’assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco, che hanno preannunciato un sopralluogo in ospedale.

«Se saranno accertate responsabilità saranno perseguite con la massima durezza», ha assicurato Tedesco, che ha anche istituito una commissione composta da tre medici e da un ingegnere, incaricata di accertare quali siano state le cause dei decessi.

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