Pechino È fuori di prigione, ma non per questo è libero. Perché il regime di Pechino lo tiene sempre sotto controllo e perché, come lartista Ai Weiwei, appena rilasciato, di fatto è costretto al silenzio. La Cina scarcera un altro dei suoi dissidenti, Hu Jia, lattivista democratico che era in prigione da tre anni e mezzo. Ma Hu, che è uscito di galera laltra notte, non può rilasciare dichiarazioni e di fatto sembra essere sottoposto a un regime di arresti domiciliari. Ieri la sua abitazione alla periferia di Pechino era presidiata da un massiccio schieramento di agenti in divisa e in borghese che impedivano a chiunque di avvicinarsi, eccetto i familiari più stretti del dissidente.
«È di nuovo a casa con me e con i suoi genitori, non so se più avanti potrà parlare. Al momento, vorrei avere una situazione tranquilla, per favore, capitemi» ha detto la moglie Zeng Jinyan ai giornalisti. Hu, 37 anni, è uno dei dissidenti cinesi più noti per le sue battaglie in difesa dei diritti umani e per la libertà di espressione. Il suo blog era seguito da decine di migliaia di persone. È un buddhista praticante e ha espresso simpatia per il Dalai Lama. È stato condannato per «sovversione» nel 2008, dopo aver pubblicato degli articoli nei quali, alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino, criticava pesantemente la situazione dei diritti umani in Cina. Il silenzio stampa e la privazione dei diritti politici per un anno sono inclusi nella sentenza di condanna. Il suo rilascio coincide con la liberazione dellartista Ai Weiwei, detenuto per oltre due mesi e ancora «sotto inchiesta» per evasione fiscale.
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