Vorrei che la vita fosse come la pubblicità. Il che, ammettiamolo, è uno spot parecchio grande per la pubblicità medesima. Fra l'altro, benché benemerita per molti settori, vedi la stampa in primis, non è che di questi tempi goda - proprio come la stampa - di gran pubblicità. Per cui gliela faccio volentieri io. Perché vorrei che nella vita si applicassero certi princìpi che i pubblicitari, sempre attenti a costi e benefici e dati di penetrazione di una campagna, mai sottovalutano. Come quello alla voce quando si azzecca lo spot della vita, questo può sopravvivere inalterato nonostante il mondo cambi e vada avanti, nonostante mutino le tecniche di ripresa, i materiali, gli slogan, nonostante la gente stessa cambi.
Prendiamo la pubblicità fine anni Settanta del pennello Cinghiale. Ma quanti anni ha resistito quello spot? L'imbianchino sempliciotto con in spalla un pennello gigantesco che parla esattamente come un imbianchino sempliciotto di oggi e che blocca il traffico di una città, vado a memoria, che dev'essere Milano. Il vigile è l'unica vera variante oltre il design delle auto a segnalare il tempo passato. Trent'anni. Perché è gentile il vigile. Atteggiamento sempre più raro. Fatto sta, pubblicitari e committenti si sono resi conto che il messaggio dietro quelle immagini e lo slogan, «per fare una parete grande non serve un pennello grande ma un grande pennello», restava attualissimo. Risultato: quei 15 secondi sono resistiti oltre vent'anni. Che nel mondo assetato di idee cattura-attenzione della pubblicità equivale al tempo passato da Gesù di Nazareth ad oggi.
Vorrei che anche nella vita accadesse così.
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