È il trionfo della materia e del suo primo «artefice»

Alle Scuderie del Quirinale la mostra dedicata ad Alberto Burri e agli artisti che hanno seguito il suo esempio

Tommaso Casini

L’arte del Novecento, e in particolare quella della seconda metà, ha come baricentro un’instancabile e irruente ricerca nelle potenzialità espressive della materia. Un processo di rivelazione, andato ben al di là della pittura tradizionale, le cui tappe si collocano in un percorso accidentato, denso di polemiche, lento ma irreversibile che, all’inizio di questo nuovo secolo, ci appare giunto a compimento. La mostra appena inaugurata alle Scuderie del Quirinale: Burri. Gli artisti e la materia 1945-2004, il cui principale curatore è Maurizio Calvesi, coglie l’occasione per celebrare il decimo anniversario dalla scomparsa del grande maestro di Città di Castello - ma anche i novant’anni dalla nascita - offrendo una ricognizione illuminante di ciò che è avvenuto nell’arte occidentale, e, secondo gli intenti dei curatori, in gran parte per merito di Alberto Burri.
Oggi probabilmente nessun visitatore si scandalizzerà più - come accadeva ancora agli inizi degli anni ’60 - nel vedere sacchi di tela grezza imbrattati di pigmento rosso, plastiche bruciate, metalli arrugginiti, carte di manifesti strappati, mucchi di carbone, fibre di vetro, balle di fieno, farfalle e mosche imbalsamate, tutti materiali utilizzati da un gran numero di artisti, in questi ultimi sessant'anni, come materia extra-pittorica costitutiva delle proprie opere. Anzi, l’arte così detta informale è uno dei punti di forza del mercato, conseguenza, o più probabilmente motore, di un profondo mutamento di gusto e di percezione collettiva dei linguaggi visivi.
Burri si avvicinò quasi casualmente alla pittura durante il campo di prigionia in Texas, nel 1944, e lo fece con i pochi strumenti che aveva a disposizione, ma avendo in mente gli orrori della guerra. La portata storica delle prime intuizioni materiche portarono il maestro umbro ad allontanarsi ben presto da una prima fase figurativa per giungere a confrontarsi con le forme in parte già sperimentate di arte polimaterica utilizzate dalle avanguardie di inizio Novecento: dal Futurismo al Dada, dal Surrealismo a Duchamp. La sua ricerca fu però realmente innovativa e in sintonia con le ricerche di altre autorevoli voci dell’arte del dopoguerra: i francesi Fautrier e Dubuffet, lo spagnolo Tàpies, gli italiani Colla, Fontana e Afro, ma anche i più giovani artisti americani Rauschenberg e Twombly, che trascorsero un fertile periodo a Roma nel ’52, in anni cruciali anche per Burri che aderiva in quel momento al gruppo neoastratto «Origine».
La mostra mette a confronto 95 opere firmate da 37 artisti per un vero «trionfo della materia» in cui si coglie la straordinaria importanza e il ruolo di Burri - presente con 21 opere - nella storia dell’arte informale ma anche la sua corrispondenza con un vasto e variegato mondo di espressioni artistiche, anche distanti da lui, che hanno saputo sperimentare le più provocatorie e ardite possibiltà di utilizzo della materia sia organica che inorganica, passando per la trasformazione in chiave artistica dei materiali industriali.

Una materia che nelle espressioni dell’arte contemporanea, come accade per le generazioni di artisti più recenti: Kiefer, Penone, Schnabel, Hirst, sembra poter essere utilizzata e osservata con il preciso intento di voler spostare il confine della sperimentazione sempre un po’ più avanti facendo comprendere a chi guarda le sue immense e forse inesauribili potenzialità.
Scuderie del Quirinale, via XXVI Maggio, 16. Fino al 16 febbraio 2006. Info: 06.39967500.

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