Ankara - A scrutinio delle schede completato, nelle elezioni anticipate di ieri in Turchia si conferma la vittoria dell’Akp, il filo-islamico "Partito per la giustizia e il benessere" del primo ministro, il conservatore Recep Tayyip Erdogan: secondo l’agenzia di stampa Anadolou, infatti, l’Akp ha raccolto il 46,4 per cento dei suffragi, che gli varranno un totale di 340 seggi sui 550 della Grande assemblea nazionale, il parlamento monocamerale di Ankara. Si tratta peraltro di risultati finali ma non definitivi né tanto meno formalmente acquisiti, giacché a ufficializzarli sarà soltanto la Commissione elettorale centrale, non prima di venerdì.
Seconda si è piazzata la principale forza di opposizione, il Chp, il Partito popolare repubblicano di centro-sinistra: ha ottenuto il 20,8 per cento, che gli dovrebbe valere 112 seggi. Poi l’estrema destra dell’Mhp, il Partito di azione nazionalista, il cui 14,2 per cento equivale a 71 seggi nell’assemblea. Nessun’altra lista ha superato la soglia di sbarramento del 10 per cento, che non si estende però ai singoli: nel prossimo parlamento siederanno dunque quei candidati nominalmente indipendenti che, nel complesso, hanno conquistato 27 seggi pari al 5,2 per cento. Sono per lo più rappresentanti del Dtp, il Partito per una società democratica, o di altri movimenti espressione della minoranza curda, presentatisi individualmente per aggirare l’ostacolo e scongiurare persino una possibile esclusione dalla consultazione.
Erdogan: "Lavorerò per l'unità nazionale" Tayyip Erdogan ha promesso di lavorare per l’unità nazionale e di mantenere fermi i principi di base della Repubblica turca. Questi i primi impegni che il premier turco, riconfermato dalla vittoria elettorale nelle consultazioni politiche di ieri, ha preso di fronte a una folla di suoi sostenitori festanti. "Continueremo a lavorare con determinazione per raggiungere il nostro obiettivo dell’Unione Europea", ha detto Erdogan descrivendo la sua vittoria come un trionfo della democrazia e promettendo di continuare "a portare avanti le riforme e lo sviluppo economico". "Non faremo mai concessioni sui valori del popolo, i principi di base della nostra repubblica. Questa è la nostra promessa - ha assicurato il primo ministro- Comprenderemo la Turchia come un tutto, senza discriminazioni". Erdogan ha infine avuto dure parole per i separatisti curdi. "Nella nostra lotta contro i terroristi separatisti - ha affermato - siamo determinati a intraprendere ogni passo al momento giusto".
Barroso: "Le trattative per l'adesione all'Ue vanno avanti" Le trattative per l’adesione della Turchia nell’Ue vanno portate avanti, ma nella consapevolezza che il negoziato non ha un esito scontato: a sostenerlo è il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, in una lunga intervista al quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung". "Ci siamo impegnati a trattare con la Turchia", ha ricordato Barroso dopo il successo elettorale degli islamici moderati, "e non c’è nessun obbligo per la sua adesione all’Ue. Le trattative sono una cosa, l’adesione è un’altra". Barroso ha negato che l’ostilità del presidente francese Nicolas Sarkozy all’ingresso della Turchia nell’Ue rappresenti un ostacolo insormontabile: "Il cambio di un governo non può mettere in discussione gli impegni presi", ha osservato, "si tratta di una questione di credibilità".
Cinquanta donne in parlamento Sono 50 le candidate alle elezioni politiche turche ad aver conquistato un seggio nella Grande assemblea nazionale.
Il dato segna un grosso balzo in avanti rispetto alla precedente composizione del parlamento, in cui la presenza femminile non superava il 4,4 per cento del totale, pari a 24 seggi su 550. I risultati di ieri hanno permesso quindi di superare anche il record del 4,6 per cento di donne tra i banchi dell’organo legislativo turco, registrato nel 1935.
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