«Qualsiasi cosa suoni, che si creda o no, diventa un capolavoro». Così certa stampa britannica ha dipinto Emanuele Segre, classe 1965, chitarrista classico che ha al suo attivo una quantità straordinaria di performances, da New York ad Istanbul, da Rio de Janeiro a Tel Aviv: insomma, da un capo all'altro del mondo. Segre arriva a Genova domani sera (ore 21), dopo sette anni, protagonista del dodicesimo concerto della stagione della Gog. Programma assai curioso e variegato, che accosta brani del repertorio barocco a pezzi contemporanei, tra cui «Electric Countepoint per chitarra elettrica ed ensemble di chitarre» di Steve Reich, un «brano ipnotico», come lo ha definito lo stesso Segre. E la domanda sorge spontanea: mix di stili ed epoche per far venire a teatro i giovani o per far piacere la musica contemporanea ai più «maturi»? «Be, entrambe le cose - dice divertito Segre, perché in effetti non è usuale avere un pot pourri musicale così variopinto -. La mia intenzione è quella di trasmettere un'idea caleidoscopica della chitarra, uno strumento con mille sfaccettature, capace di toccare svariati ambiti stilistici». E allora sì alla «Ciaccona» di Sylvius Leopold Weiss (1686-1750) e alla «Rossiniana» di Mauro Giuliani (1781-1829), ma spazio anche agli studi e ai preludi di Heitor Villa-Lobos (1887-1959), a Steve Reich appunto, ai «Drei Tentos» da «Kammermusik» di Hans Werner Henze e a «Songe Capricorne» e «Fuoco» di Roland Dyens, questi ultimi artisti ancora viventi. «La chitarra ha avuto il suo massimo splendore tra fine 700 e primi dell800 - continua Segre - per poi essere relegata a ruolo marginale; è stato con l'inizio del secolo scorso che lo strumento è rientrato a pieno titolo negli orizzonti della musica moderna». Strumento molto intimo, certo, la chitarra classica, che spesso si ascolta in sale più piccole: per questo il concerto di domani sarà minimamente amplificato, «per fare in modo che le mille sfumature espressive e timbriche possano essere colte appieno dal pubblico, perché la chitarra se lo merita e non sempre la si conosce davvero fino in fondo». Appuntamento che a pieno titolo si inserisce nel cartellone della Gog, sempre di altissimo livello e punto di riferimento nazionale per la musica da camera. «Suono volentieri al Carlo Felice - conclude Segre - soprattutto conoscendo la crisi che sta passando, così, per dare un contributo artistico alla sua sopravvivenza.
L'arte sta soffrendo un po' dappertutto, non solo in Italia, e l'unico e indispensabile compito di noi musicisti è quello di non smettere mai di suonare, di continuare a proporre al pubblico le nostre fatiche e le nostre emozioni. Solo così potranno continuare ad esserci stimoli preziosi per andare avanti». Prezzo del biglietto: platea 25 euro, galleria 15 euro, giovani 12 euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.