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Usa, il pastore Jones attacca ancora l'Islam: "Ora voglio processare il profeta Maometto"

Dopo la protesta contro il Corano e l'attacco alla sede dell'Onu in Afghanistan, il pastore americano Jones continua a far parlare di sé e annuncia: "Ora processerò anche il profeta Maometto" 

Usa, il pastore Jones attacca ancora l'Islam: 
"Ora voglio processare il profeta Maometto"

Il pastore Jones continua la sua "particolare" battaglia contro l'Islam. Incurante delle decine di persone che sono morte o sono rimaste ferite in Afghanistan a seguito della protesta contro il rogo del Corano e dell'attacco alla sede dell'Onu. Jones anzi raddoppia. E annuncia: "Processerò il profeta Maometto". Jones, scrive il Mail on Sunday, intende andare avanti per la sua strada malgrado le circa 30 vittime, tra cui 8 dipendenti stranieri delle Nazioni Unite in Afghanistan.  

Ma il pastore tira dritto per la sua strada e dice: "È giunto il momento di responsabilizzare l'Islam. Il nostro governo degli Stati Uniti e il nostro presidente deve osservare con sguardo realistico la componente radicale dell'Islam: l'Islam non è una religione di pace. Chiediamo l'azione delle Nazioni Unite affinché non sia più consentito di diffondere odio contro i cristiani e le minoranze."

Karzai chiede condanna degli Usa Il presidente afghano Hamid Karzai ha chiesto oggi al Congresso degli Stati Uniti di condannare il rogo del Corano da parte di un pastore fondamentalista americano e di impedire che possa accadere ancora. Lo rende noto l’ufficio del presidente in un comunicato. Karzai ha formulato la sua richiesta nel corso di un incontro con l’ambasciatore Usa Karl Eikenberryu e con il generale David Petreus, comandante delle forze Usa e Nato in Afghanistan. Eikenberry ha letto a Karzai la dichiarazione del presidente Barack Obama in cui si condanna il rogo del Corano.
Il capo della Casa Bianca ha definito il rogo del Corano "un atto d'estrema intolleranza e settarismo", un gesto che ha provocato violenze in Afghanistan.

Il rogo del Corano  Il pastore Jones passò alle cronache per il suo "International Koran Burning Day", quando l' 11 settembre 2010 avrebbe voluto "onorare coloro che sono stati assassinati per "lanciare un messaggio davvero chiaro all'Islam, [...] che non vogliamo che provino a forzarci ad adottare la loro visione, in altre parole la Sharia". Vi furono proteste in tutto il mondo e alla fine Jones accettò di non bruciare il "libro sacro" dei musulmani. Il 20 marzo scorso però Jones ci ha riprovato. E, con la collaborazione del predicatore Wayne Sapp, ha organizzato l' "International Judge the Koran Day": vestendo i panni di un giudice, ha inscenato un processo contro il Corano, al termine del quale l'"imputato" è stato dichiarato colpevole di crimini contro l'umanità. La pena comminata è stata il rogo, con una copia del Corano che è stata immersa nel cherosene e poi data alle fiamme. Diversi Paesi hanno condannato l'atto: il Pakistan ha deciso di sporgere formale protesta in tutti gli ambiti internazionali contro la "dissacrazione del Corano" a seguito di proteste inscenate dal popolo pachistano contro il rogo; l'ambasciatore iraniano all'ONU ha affermato che il gesto di Jones è "blasfemo e ripugnante", che ha offeso i musulmani di tutto il mondo e che promuove la violenza.

I cristiani pachistani si sono uniti alla protesta, bruciando un'effige del pastore e affermando che Jones non può essere considerato cristiano, in quanto il Cristianesimo insegna la tolleranza delle altre religioni. Fino ad arrivare agli attacchi di ieri in Afghanistan. E chissà cosa succederà dopo il processo nei confronti di Maometto

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