Preferisco navigare in Rete piuttosto che su Internet, usare il puntatore piuttosto che il mouse e conseguire una specializzazione piuttosto che un master.
Non pretendo che i termini inglesi vengano banditi, ma credo sia opportuno affiancare ad essi nelluso comune anche termini equivalenti italiani, che, pur esistendo, vengono sistematicamente ignorati. Sempre più litalica favella appare come uninsalata mista dove la riservatezza è stata sostituita dalla privacy, la conoscenza tecnica dal know how, la gestione dal management, la spesa dallo shopping, lauto familiare dalla station wagon, larchivio dati dal data base e la pausa caffè dal coffee break. Cè chi sostiene che neologismi angloitaliani come lo switchare di Gerry Scotti o detettare (individuare), dallinglese to detect, screenare (esaminare) da to screen, barcodare da bar code, o cecchinare da check in arricchiscono la nostra lingua e ci aiutano a imparare linglese. Ho seri dubbi in proposito.
Litaliano è in grado di camminare sulle proprie gambe e non ha bisogno di trascinarsi con stampelle inglesi. Il mancato utilizzo dei termini equivalenti (e ce ne sono a iosa) dipende, oltre che dalla nostra pigrizia mentale, dalla scarsa conoscenza della lingua inglese, di cui non riusciamo a tradurre espressioni e vocaboli, e da un pari livello di ignoranza della lingua italiana.
Lei dice: litaliano non ha bisogno di rubare parole. È ricco. Basta conoscerlo. E ha ragione. Le lingue, però, non sono paludi senza vita. Si muovono, fanno amicizia e respirano il sentimento del tempo. Solo le lingue morte alzano muri e resistono allo straniero.
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