«In Veneto noi del Pdl verremo sorpassati dalla Lega»

Le pentole in rame appese al soffitto nella grande cucina di Carlo Bernini. Quante sono? Inutile contarle, come le lacrime sparse da Eleonora Duse per D’Annunzio sulle strade di Asolo, e i trecento asolani - oggi gli abitanti si contano in un numero esatto - hanno dedicato alla Divina, si sostiene futura santa, una caramella a forma di lacrima. Classe ’36, il riflessivo Doge, punto di riferimento della Dc degli anni ’90, presidente del Veneto e poi ministro dei Trasporti, in questa domenica scrive tra il silenzio che trasforma in spazio il corso dei secula seculorum.
È un libro di ricordi, professore?
«Ricordi? Quando si vota domani? È il mio contributo al programma della coalizione di governo della nuova Regione. Sono un razionale, preferisco il futuro. Stasera ho riunito a cena a Mestre qualche politico, amici, per decidere il nostro candidato».
Giancarlo Galan, qui, è venuto?
«Risponderò con Manzoni».
Ovvero, Carneade chi era costui?
«Lasciamo stare don Abbondio, anche se il governatore avrebbe dovuto imparare dai preti che quando si va via dalla parrocchia si tace. No, pensavo piuttosto al 5 maggio: nei confronti di Galan sono vergine di servo encomio e di codardo oltraggio. E lui non era nemmeno Napoleone!».
Nel Pdl il Napoleone potrebbe essere un altro!
«Appunto. Potevo mai invitare qui uno che ha scritto il Nordest sono io, in un territorio composto da Regioni a statuto ordinario e Regioni a statuto speciale? Una laguna tra le montagne e il mare dove Venezia, capitale indiscussa nel mondo, per i triestini è bella ma solo per andarci in vacanza! Invece, nel 1978, in questa cucina, è venuto Strauss, il capo della Dc bavarese, quando Bisaglia e io preparavamo la Regione federata al grande Nord. Roma era lontana e sa che le dico? Non soffrivamo».
Le credo.
«Quando fui ministro dei Trasporti e in Consiglio per caso sbucava questa parola, federalismo, Andreotti sussurrava sornione, con inconsapevole, lungimirante scherno: questa parola! Lasciamola dire a Bernini. Quindi non chiediamoci perché il Veneto è leghista e non meravigliamoci se a primavera ci sarà il sorpasso, perché ci sarà. La Lega diventerà il primo partito della coalizione. Era scritto, fin da Bisaglia, Strauss e me intorno a questo tavolo. Ai veneti non piace essere guidati, vogliono essere protetti. Bossi ha capito questa esigenza di protezione psicologica, che non è nemmeno dall’extracomunitario, perché abbiamo realizzato l’integrazione con i signori che venivano dal sud e ora la compiamo con i nuovi immigrati. Abbiamo sempre guardato al Danubio, sopra di noi. Questo è il federalismo. Oggi la visione internazionalista di Berlusconi ci dà ragione».
Già, per Asolo non si fa la Salaria, ma l’Ezzelina. Per questo la Balena bianca dal ventre molle forse non è mai esistita in Veneto, ma sempre e solo il grande Leone con il ruggito del Sacro Impero?
«La Balena... E che ci potevamo mangiare? Pinocchio? Un toscano. Oggi mia moglie è via, da una delle mie figlie che abita in Toscana. Abbiamo sempre avuto, Bisaglia e io, un senso europeo della Dc. Ci saranno due pensieri a vincere, finalmente, con le Regionali. La radice centrista, degasperiana di Silvio Berlusconi e la fronda federalista della Dc veneta. Vinceranno il carisma del premier, sostanza moderata dell’animo degli italiani, e quello di Bossi. Dopo che ho lasciato Follini e l’Udc, ho aderito al Pdl insieme alla democrazia delle autonomie di Rotondi e sono sempre stato vicino a Brancher».
Follini o Casini?
«Sa che diceva Bisaglia sul figlio intelligente e quello bello! Anche se devo riconoscere che Casini è proprio bravo a fare come i piatti della stadera: un colpo, e scende nel Pdl, un colpo e scende nel Pd».
E Fini?
«I colpi di Fini sono come i colpi della statuetta del duomo. Alla fine saranno di spinta a Berlusconi. Come nella vecchia Dc: metterci d’accordo era un fatto interiore, prioritario al litigio esteriore. Sapevamo che le correnti erano tanti corridoi nello stesso vento».
Zaia. Buon candidato?
«Un leghista aperto e capace nel rapporto con la gente. A uno dei miei ho detto: potrai negoziare su tutto con lui ma mai sull’immagine esterna, perché su quella avrà sempre ragione».
Lega a parte, cosa vincerà in questa elezione?
«Questi - e mostra i fogli vergati a mano sul tavolo -. Ora finalmente tornerà il mestiere dei politici e la loro forza nei programmi. Pochi giorni fa in questa cucina erano seduti due signori romani per parlare della programmazione all’interno della Lega del Lazio. Dicono che raggiungeranno il 3%. In questi fogli ci sono tre punti. La galleria Brennero-Verona, la sanità, ganglio linfatico della regione, Venezia e le sue infrastrutture che la faranno risorgere, dopo esser stata affossata dal governo rosso. Non ho mai avuto nostalgia di un passato nella mia terra, perché so che il Veneto è sempre un miracolo. A proposito, la devo congedare perché è ora di messa».
Ipotesi. Se qualcuno riuscisse un giorno a portare in Veneto l’antico Scudocrociato, quello autentico, quanto prenderebbe ancora?
«Il dieci per cento. Subito, e non per nostalgia. La forza delle cose vere è presente, mai passato».
Almeno due ultimi ricordi su questa incantevole porta di vetri veneziani. Bisaglia. Poi: il 26 gennaio Fini commemorerà alla Camera i vent’anni della morte di Rumor.
«Da piazza del Gesù non è mai passato politico più grande di Antonio. Fu lui a mettere Craxi nel suo giusto posto. Del secondo. Ho passato insieme a Mariano l’ultimo giorno della sua vita. Era ilare e spensierato. Non l’avevo mai visto così. Il signore che gestiva i rapporti in punta di bon ton, come le forchette in cucina, quel giorno a Thiene si lasciò andare.

Il mio Vangelo preferito sono le Beatitudini: le ho viste in Mariano poche ore prima che se ne andasse e in lui ho visto che la morte non è una punizione. Per questo sono sereno, anche per Antonio: in qualsiasi modo si possa morire, si lascia nel sacco tutti quelli convinti di averla sempre avuta vinta con la vita!».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
ilGiornale.it Logo Ricarica