Il viaggio impossibile di una cagnolina e del suo padrone

Ci siamo. È estate, la gente parte, la città si svuota, come ogni anno. Sponsorizzate dallo stesso Stato, pressoché ovunque compaiono pubblicità sempre più taglienti ed offensive riguardo l’abbandono degli animali. «Lui non ti abbandonerebbe mai», «Non sa parlare: per fortuna», e così via, quasi a darci a tutti dei folli selvaggi additando fra noi un mostro. Si penserebbe senza imbarazzi addirittura che il Meridione sia il luogo nel quale questo comportamento barbarico si persegue, ma non è così, affatto. Milano ha già vinto il «premio dell’abbandono» per qualche anno, ma io non voglio chiedermi il perché o condannare, voglio prendere un’altra parte.
Un paio di anni fa lessi di come in aeroporto due cani morirono abbandonati in una stiva bollente giacché l’aereo era in ritardo. Ho saputo di altri morti dal freddo, o impazziti dagli ultrasuoni dei motori, ma non voglio fondarmi su quelle che potrebbero essere leggende metropolitane. Sta di fatto che in aereo il trasporto del cane è una pratica inadattabile, per la stessa progettazione dei mezzi, ma non è certo questa la critica. Volevo partire per l’estate, come chiunque, senza però abbandonare la mia dolce cagnolina. Già tragicamente avevo visto come in Spagna ed in Grecia si mettessero i cani in gabbiette fra i bagagli, nel vano di un pullman, ma per quanto fossi preparato al peggio mi sono arreso. Quest’estate resterò a Milano.
Volevo andare a Copenaghen. Ho chiamato per una settimana agenzia su agenzia, ho rastrellato internet, e nessuno ha saputo dirmi delle disposizioni per il trasporto di animali da compagnia nei treni stranieri. Il sito delle ferrovie danesi è solo in danese, un treno per Copenaghen solo andata costa due volte un biglietto aereo di andata e ritorno. Ecco, questo non capisco. Se è ancora possibile scrivere una lettera ad un giornale e vederla pubblicata, se posso dire la mia, come diavolo è possibile che il treno costi più dell’aereo? Io posso tollerare il fatto che non esista un esame di aggressività per i cani, che determini ferme norme di trasporto svincolanti per casi come il mio (la mia cagnolina non attaccherebbe neanche se voi la calpestaste o prendeste a calci); posso accettare che i cani davanti allo Stato siano tutti uguali, come dovrebbero essere gli uomini. Ma è possibile che così tanto mi si mettano i bastoni tra le ruote non appena cerco di muovermi con la mia cagnolina? È possibile che io debba tutti i giorni fare un biglietto del tram per lei - la cagnolina -, secondo l’azienda dei trasporti milanese (Atm)? Mi scuso per lo sfogo e per quello che a qualcuno sembrerà uno spreco di spazio, ma nella vita non si può stare soltanto zitti.

No, caro signor Dilettoso, né i cani, né tantomeno gli uomini sono tutti uguali, di fronte allo Stato, questa è la triste verità. Lei e la sua cagnolina non siete, mi par di capire, uguali a tanti cagnacci (sia quelli appartenenti alla famiglia dei Canidi sia quelli della specie Homo sapiens sapiens...) che si vedono in giro. Quelli, per intenderci, che scorrazzano ovunque senza guinzaglio e museruola.

Perché, lei chiede, i biglietti aerei costano meno di quelli ferroviari? Forse perché su certi treni, chiedo io, neppure i cani salgono volentieri? Sì, viviamo in un mondo capovolto. E bipedi e quadrupedi hanno in comune molti nemici.

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