Volontariato, la sfida dei milanesi per aiutare chi ha bisogno

Le associazioni ci sono. Si chiamano Adelante Dolmen (www.adcoop.it), Procaccini14 (www.laboratorioprocaccini.it), Club Itaca (www.progettoitaca.org/club-itaca),Giambellitaly(infogiambellitaly.org. Insieme con quelle che sono di più diretta emanazione ospedaliera (il Sacco con la sua Ala Sacco, ala.hsacco.it; il San Paolo, ao.sanpaolo.it) o frutto di un incontro fra strutture sanitarie e associazioni (il progetto Dama,nato dall'accordo fra la Lega per i diritti delle persone disabili e il San Paolo, www.ledha.it) e d'intesa con i dipartimenti di salute mentale del Territorio, Provincia, Comune, Asl, Medicina del Lavoro, disegnano una mappa del volontariato milanese attenta ai bisogni e alla volontà di reinserimento di tutte quelle persone che l'handicap lo portano scritto nella mente più che nel corpo: depressi, malati psichici.
I dati parlano chiaro. Degli oltre settemila lavoratori di categorie svantaggiate iscritti al collocamento della Pronvincia di Milano, circa il 30 per cento ha alle spalle una storia psichiatrica. Negli ultimi due anni, la percentuale di assunzione di invalidi psichici nelle aziende milanesi non è mai andata oltre il 2 per cento.
Il perché di questo dato così basso è presto detto. Ex depressi, bipolari, schizofrenici vengono considerati secondo lo stereotipo dell'imprevedibilità, della possibile risposta violenta, dell'incapacità di lavorare in équipe. Per quanto psichiatri e psicologi si affannino a dimostrare, con esempi, studi, seminari, che così non è e che, al contrario, si tratta di categorie pienamente recuperabili, il pregiudizio rimane ed è difficile da estirpare. Certo occorre anche un impegno aziendale: tirocini di approfondimento più lunghi, rispetto a quelli normali, utilizzo di tutor particolari, ma, dicono le associazioni interessate, il gioco vale la candela e le sorprese sono sempre e comunque al positivo. Precisa Don Colmegna: «Malati psichici, depressi, disoccupati che hanno perso ogni fiducia, nuovi poveri con problemi psichici possono benissimo essere reinseriti nel mondo del lavoro. E il lavoro edifica e nobilita, in più hai la possibilità di essere inserito nuovamente nella società. Ci sono accompagnatori specializzati e volontari che studiano per accompagnare il loro rinserimento. Certo le associazioni pubbliche e private devono stanziare fondi che rappresentano comunque un risparmio in quanto i malati cronici alla sanità pesano sul bilancio, mentre alle aziende inizialmente costano meno e in molti casi rendono ancora di più una volta guariti». Dello stesso parere è il professor Fulvio Scaparro: «La realtà è sempre un orizzonte positivo. Il tema del lavoro appartiene a una dimensione antropologica antica quanto l'uomo. Non si può privare un essere umano di sentirsi utile. Occorrono incentivi anche aziendali naturalmente. L'incentivo è l'inserimento in società».
Secondo uno studio della cooperativa Olinda, nata all'interno dell'ex Pini (www.olinda.org) chi ha collezionato esperienze anche negative ha comunque un'alta possibilità di ingresso nel mondo del lavoro.
Se Giambellitaly, nata cinque anni fa da un gruppo di giovani del quartiere si distacca occupandosi principalmente di ragazzi, e Dama di disabili, molti altri gruppi lavorano soltanto nel campo del disagio psichico.

Ma in una città attiva come Milano, c'è spazio e attenzione anche per i problemi dei bimbi rom abbandonati, con l'associazione Bambini in Romania di cui è presidente Don Rigoldi (www.nessunmopuocresceresolo.eu) o la Croce rosa celeste che ha ora la sua nuova sede in via Madruzzo 8, al Portello.

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